Discovery Arte&Storia Presenta: Barcelona

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Discovery-it Arte&Storia


#5
07/11/2018 | a cura della redazione Arte&Storia di @Discovery-it

Barcelona


E con questo fanno cinque.
Ebbene sì cari lettori ed amici, eccoci ormai giunti alla quinta edizione della rubrica Arte&Storia di Discovery-it.
Ad una settimana dal salto temporale fino all’epoca della costruzione delle prime cattedrali gotiche, con questo numero ci apprestiamo a compiere un interessante viaggio nell’incantata metropoli catalana, la bella e modernista Barcellona!
Oggi celebre per la vita mondana e per una delle squadre di calcio più forti del pianeta, è stata, ma è tutt’ora, culla di intensa attività culturale divenuta già storia e fucina di strabilianti stili architettonici, che ogni giorno lasciano senza fiato migliaia di turisti.
Andremo alla scoperta di una basilica costruita dalle possenti mani dei portuali barcellonesi del quattordicesimo secolo, della celebre ed incompiuta Sagrada Familia, la cattedrale neogotica ricca di simbologia massonica divenuta emblema della città, nonché dei lussuosi edifici pubblici e delle abitazioni private frutto delle menti geniali di importanti architetti locali, fra i quali il celeberrimo Antoni Gaudì, che rendono Barcellona unica nel suo genere.
Lo faremo insieme ad un trio d’eccezione tutto rosa, tre autrici che ci prenderanno per mano e ci guideranno per le vie di una (non) capitale tutta da scoprire.
Cosa aspettiamo allora, andiamo! Anzi, VAMOS!
O meglio ancora… ANEM!
Si spalanchino le porte della Catalogna...



Il modernismo catalano e l’Hospital di Sant Pau

All’inizio del 1900 la città di Barcellona conobbe un eccezionale periodo di fioritura economica e culturale che modificò radicalmente la posizione socio-economica della borghesia, la quale si affermò come classe dirigente. A livello artistico questo si ripercosse in un’ondata di mecenatismo volto a finanziare diversi generi d’arte e d’architettura urbana e privata, dando luogo, fra le altre cose, alla nascita di numerosi progetti per la costruzione di abitazioni che rappresentano delle vere e proprie opere d’arte. E’ il periodo dell’Art Nouveau e del Modernismo; gli architetti catalani non restarono immuni al fascino delle principali correnti europee, dalle quali trassero ispirazione a favore del movimento catalano del Noucentisme, facendo a gara nello sviluppo di costruzioni raffinate e dall’aspetto nobiliare, decorate da facciate floreali, vetrate colorate e ferro battuto in stile Art Nouveau. Nella città di Barcellona è possibile ammirare gran parte di queste abitazioni semplicemente passeggiando per l’Eixample, uno dei quartieri (Barrio) più grandi e importanti della città.
Al suo interno, inoltre, è stato delimitato il cosiddetto “Quadrat d’or dell’Eixample”, un vero e proprio museo a cielo aperto che si snoda fra le eleganti strade del quartiere, offrendo alla vista dei passanti le opere di svariati nomi di chiara fama, primo fra tutti Antoni Gaudì, ideatore delle spettacolari casa Batllò e casa Milà (la Pedrera), a poca distanza l’una dall’altra lungo il Passeig de Gràcia. Sebbene in parte oscurati dal genio di Gaudì, anche altri artisti si cimentarono nella progettazione degli edifici che impreziosiscono le vie dell’Eixample, fra cui Lluís Domenech i Montaner (Casa Lleó Morera); Josep Puig i Cadafalch (Casa Amatller), Antoni Gallissà y Domenech (Taller de El Castell dels Tres Dragons). Gli architetti del modernismo catalano, inoltre, non si limitarono a creare la parte strutturale dell’edificio, ma progettarono ogni elemento delle abitazioni: mobilio, decorazioni, vetri, piastrelle, lavori in ceramica, legno o ferro battuto, portando queste maestranze a stupefacenti livelli di eccellenza ed ottenendo un’armonica integrazione delle arti.
Sempre all’interno dell’Eixample, al confine con Guinardò, proprio di fronte alla Sagrada Familia e collegata ad essa dall’Avinguda de Gaudì, troviamo una delle più importanti opere del modernismo catalano di Barcellona: il Recinte Modernista de Sant Pau. Questo capolavoro, ideato dal genio dell’architetto Lluís Domenech i Montaner e dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 1997, nacque come complesso ospedaliero e rimase in funzione fino al 2009, quando la parte sanitaria venne trasferita in un altro edificio. Il Recinte, tutt’ora in fase di ristrutturazione e restauro per renderlo polo museale, è parzialmente visitabile e lascia a bocca aperta per la quantità e la bellezza delle sue decorazioni, mosaici, ceramiche, sculture e lo stile coloratissimo ed orientaleggiante simile a quello del Palau della Mùsica Catalana, anch’essa figlia di Domenech i Montaner. Il principio guida dell’architetto catalano era quello di costruire una struttura non soltanto funzionale ai fini della cura, ma anche in grado di offrire sollievo al malato circondandolo di bellezza, colore, natura e pace. Il complesso ospedaliero, infatti, è costituito da 27 padiglioni, in parte dedicati ai reparti ed in parte agli uffici amministrativi, tutti circondati da grandi giardini.
La comunicazione tra di essi è garantita da una rete sotterranea di corridoi lunga ben 2 Km che consentiva lo spostamento sia dei malati che del personale, senza doversi esporre allo spazio esterno. Domenèch i Montaner fu particolarmente innovativo non solo per aver introdotto l’aspetto artistico in una struttura sanitaria, unica nel suo genere, ma anche per aver ideato un progetto aderente ai principi di igiene che erano stati portati avanti all’inizio del XX secolo: separare i servizi al fine di limitare il contagio e la diffusione delle malattie, favorire la luce naturale, gli spazi aperti, il ricambio dell’aria e rendere meno spiacevole la convalescenza dei pazienti.

Fonti:

  1. Museo Reina Sofia
  2. Modernisme, neocentisme, racionalisme i eclecticisme
  3. Cataluña
  4. Hospital de Sant Pau
  5. L'Hospital modernista

a cura di @piumadoro



Sagrada Familia

Il Temple Expiatori de la Sagrada Família è di recente salito alla ribalta della cronaca per una notizia curiosa: ha smesso di essere una costruzione abusiva dopo 133 anni dall’avvio dei lavori. Del resto la consacrazione a basilica minore era avvenuta solo nel novembre del 2010 con Benedetto XVI.
Facciamo un passo indietro per ricapitolare velocemente la genesi di quest’opera monumentale: una Bibbia scolpita nella pietra.
Tutti la conoscono come il capolavoro di Antoni Gaudì, ma in realtà l'artista di Barcellona subentrò al primo architetto, Francisco Paula del Villar.
La Sagrada Familia fu per quarantatré anni, di cui gli ultimi quindici in maniera esclusiva, lo scopo della sua esistenza, tanto da spingerlo a lavorare e vivere all'interno dell'edificio. Dopo la sua misteriosa morte avvenuta nel 1926 (fu investito da un tram e, dato che non fu riconosciuto, portato all'ospedale dei poveri), venne sepolto nella cappella della Virgen del Carmen dentro la cripta.
Gaudì rivoluzionò lo stile iniziale del tempio passando dal gotico tradizionale al neo gotico, infatti la struttura ricalca le forme della natura: il tetto è sorretto da volte poste a 60 metri d'altezza che, appoggiate su colonne a forma di tronchi, rappresentano un bosco spirituale.
A 20 metri di altezza, nascosto alla vista dalla strada, è stato da poco terminato un giardino di pietra che rappresenta il posto dove fu sepolto Gesù Cristo dopo che Giuseppe di Arimatea riscattò il suo corpo da Ponzio Pilato. Sullo sfondo, appoggiate alla facciata a forma piramidale, troviamo delle pietre ammassate, ossia la cava abbandonata, mentre davanti sono state piantate vere piante mediterranee che rappresentano la vita oltre la morte.
Curiosa poi la presenza di simboli massonici disseminati in più punti del tempio. Molti si sono interrogati su cosa abbia spinto Gaudì a inserirli, per alcuni sono frutto delle sue frequentazioni politiche giovanili, per altri sono un richiamo a elementi tipici dello stile gotico che spesso ingloba riferimenti pre cristiani e pagani.
Il simbolo più famoso è sicuramente il quadrato magico composto da numeri che da qualunque lato si sommino danno sempre come risultato 33: gli anni di Cristo o i gradi di iniziazione della massoneria? Bisogna ricordare le due tartarughe di terra e di mare che sorreggono le grandi colonne di Salomone; per non parlare dell'alfa e l'omega, rispettivamente il compasso e il fuoco apocalittico; il labirinto iniziatico su una delle facciate che rimanda fra l'altro alla mito classico di Dedalo a Creta; i primi sei segni dello zodiaco e infine l'occhio della Provvidenza.
Per anni l'opera è stato un esempio di incompiutezza. I motivi per cui non ha ancora visto la fine sono fondamentalmente tre. Durante la guerra civile la chiesa fu incendiata e lo studio di Gaudì devastato. All'inizio si lavorò soprattutto alla catalogazione dei frammenti dei disegni e dei modelli. In tempi più recenti, grazie all'utilizzo di software di modellazione di diversa provenienza (dal settore aeronautico a quello automobilistico dato che quelli solo di architettura non comprendono le forme avanguardiste di Gaudì) si stanno ricostruendo le parti mancanti del progetto. La Sagrada Familia, inoltre, è un tempio espiatorio, il che significa che è finanziata unicamente da donazioni di privati. Ultimamente però l'arrivo di milioni di turisti (4,5 milioni nel solo 2017) - che ha reso la Sagrada Familia l'attrazione più visitata della città - ha fatto sì che il cantiere trovasse un nuovo impulso: dei circa 80 milioni di euro di entrate annue, infatti, 50 sono destinati alle opere. Infine non bisogna dimenticare che le tecniche costruttive si sono velocizzate solo recentemente grazie all'impiego della tecnologia come gru a motore, impalcature, sistemi di tracciamento. Ora anche la lavorazione dei materiali, pietra, legno vetro, avviene in modo meccanico. In questo contesto risalta la tecnica avveniristica applicata alla costruzione della torre di Gesù Cristo: si realizzano blocchi di 31 tonnellate l'uno a forma di M e W che vengono incastrati con precisione millimetrica, come se fossero dei pezzetti di lego, che vanno a formare 12 livelli a forma paraboloide con finestre triangolari.
Una volta ultimata la torre, che sarà più imponente rispetto alle altre 17 (dedicate ai 4 evangelisti, ai 12 apostoli e a Maria Vergine), la chiesa sarà la più alta del mondo con i suoi 172,5 metri.
In città però non supererà il Montjuïc, il promontorio a sud di Barcellona, per non offendere il Creatore.

Veniamo infine al capitolo dolente, quello delle polemiche.
Per alcuni l'opera doveva terminare alla morte di Gaudì quindi fermarsi a un quarto del totale perché senza l'architetto - e soprattutto in assenza dei suoi progetti - non aveva senso continuare. I suoi successori, infatti, che a più riprese si sono incaricati di dirigere i lavori e di colmare i vuoti hanno, com'è normale, dato un apporto personale il che, secondo alcuni, porterebbe a un risultato diverso da quello immaginato da Gaudì.
Gaudì inoltre aveva una profonda religiosità e aveva concepito l'opera come un posto in cui i fedeli potessero raccogliersi e pregare. Difficile da immaginare con tutti i turisti e con il cantiere sempre aperto.
Come dicevamo, il rapporto con la città si è da poco regolarizzato con il pagamento di 36 milioni di euro in 10 anni per gli oneri di urbanizzazione (trasporti, arredo urbano, manutenzione dello spazio pubblico) ma rimane aperta la questione relativa alla demolizione di un intero isolato di 150 abitazioni della calle Maiorca per costruire la scalinata di accesso alla facciata della Gloria progettata da Gaudì. Argomento per ora escluso dall'accordo con il comune.

In ogni caso la data di fine lavori è prevista per il 2026, a 100 anni dalla morte di Gaudì, e saremo la prima generazione a vederla completata.

Fonti:

  1. Fine dell'abusivismo
  2. Nuove tecniche di costruzione
  3. El huerto: un año de vida en la fachada de la Pasión
  4. Storia Generale
  5. Sagrada Familia
  6. Sito ufficiale
  7. Massoneria
  8. Polemiche
  9. Uso del paraboloide

a cura di @roch66



Santa Maria del Mar, “Chiesa del popolo”

Nella Barcellona del Medioevo, il quartier de la Ribera visse un florido periodo economico grazie alla intensa attività mercantile d’importazione ed esportazione d’ogni genere di beni. Tutta la zona era popolata di ricchi mercanti ed umili cittadini, bazar dedicati alla vendita di opere d’arte, botteghe di maestri artigiani, magazzini, muratori, pescatori e scaricatori di porto, i cosiddetti Bastaixos, che contribuivano con la loro mano d’opera alla fiorente crescita del territorio. Con l’avvento del Cristianesimo tutta la comunità religiosa era guidata dal desiderio di costruire un luogo di culto dove l’intera popolazione potesse riunirsi in preghiera. Le autorità ecclesiastiche, il re Pere III e la classe mercantile aderirono al richiamo e all’esigenza del popolo, autorizzando e finanziando gli scavi del monte Montjuic allo scopo di estrarre la pietra necessaria per l’edificazione.
Il 25 marzo 1329, fu la data di posa della prima pietra che designò l’inizio della costruzione di una nuova Basilica, simbolo di un progetto comune per la celebrazione e la devozione alla Vergine Maria protettrice del mare e dei marinai: la Basilica di Santa Maria del Mar. Quest’opera monumentale, considerata l’emblema dell’architettura gotica catalana, fu costruita in soli 55 anni e non subì mai nessuna variazione stilistica. In contrapposizione con le altre cattedrali che sorsero nello stesso periodo nella regione iberica, richieste ed edificate dal clero e dall’alta nobiltà, la Basilica venne invece considerata chiesa parrocchiale ed eletta “chiesa del Popolo”, in quanto furono proprio i bastaixos, uomini umili e forti, ad offrire braccia e fatica affinché fosse realizzata, trasportando a spalla ogni singola pietra dalla cava fino alla piazza, come impresso sulle lapidi poste ai lati del portale. L’ultima chiave di volta fu posizionata il 3 novembre 1384 e l’anno successivo il tempio fu consacrato. L’edificio esterno si contraddistingue per la forma leggera ed elegante, caratterizzata da tre navate della stessa altezza, con uno sviluppo degli interni che tende più verso linee orizzontali che non verso l’alto, mentre le torri campanarie abbandonano le consuete guglie dello stile gotico e terminano invece con terrazze. Tuttavia all’interno si ha l’effetto di uno spazio unico, così che il visitatore riesce a contemplare la chiesa integralmente da qualsiasi angolazione, grazie a snelli pilastri ottagonali che separano le ampie campate della navata centrale ed anche all’assenza di particolari ornamenti. L’immenso spazio che si percepisce è dato anche dalle numerose vetrate e dai finestroni, disposti in modo simmetrico ad incorniciare le pareti lungo tutto il perimetro della chiesa, nonché da un magnifico rosone centrale. Ieri come oggi, la basilica di Santa Maria del Mar rappresenta il fulcro e l’identità del centro della città. Essa è la testimonianza della tradizione popolare di tutti i naviganti barcellonesi, che prima di ogni viaggio per mare si rifugiano nella loro chiesa per chiedere, con una preghiera, protezione alla Madonna del mar.

Fonti:

  1. Collana a cura di S. Zuffi, Storia dell’Arte 5, il Gotico. Mondadori Electa, 2006, Milano
  2. La chiesa di Santa Maria del Mar, l’opera dei Bastaixos

a cura di @michelacinque


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Vi aspettiamo la prossima settimana per un nuovo numero di

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Tutte le immagini e i disegni sono opera di @armandosodano.

Redazione: @Phage93, @armandosodano, @itegeoarcanadei, @michelacinque, @ciuoto, @middleearth,@piumadoro, @roch66, @ilnegro



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Brave e bravi! L'Arte salverà il mondo (se ci sarà ancora)

Ricondivido con voi un mio vecchio post riguardante la Rambla del Mar di Barcellona!

Non mi sarei mai aspettato che quelle foto le avessi scattate con la compatta

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