La blockchain vive di hype? – Luca Venturella
Te lo sarai chiesto anche tu.
Domande del tipo:
"Per quanto tempo ancora sentiremo parlare di blockchain e di DLT (o tecnologia/e dei registri distribuiti)?"
E risposte del tipo:
"E' solo un assillo, o un hype, che è esploso da un anno a questa parte e sicuramente destinato a fallire."
Prima di valutare se una risposta è esatta si deve valutare se la domanda è corretta.
[Immanuel Kant]
Questa citazione di Kant mi risuona sempre nella testa quando affronto delle questioni perché ti spinge sempre a valutare la situazione non dalla parte della risposta (la soluzione), ma dalla parte del problema (la domanda).
Secondo me, per capire se nel nostro futuro la blockchain si sarà affermata, dobbiamo dare uno sguardo alla storia, per capire non solo da cosa è nata la blockchain ma il tempo che è stato necessario per l'adozione di tutte le tecnologie che ne fanno parte.
Un po' di storia
Per prima cosa dobbiamo fare un passo indietro per tornare agli anni 70.
Erano gli anni in cui Whitfield Diffie e Martin Hellman nel 1976 diedero la vita alla nozione di firma digitale, grazie all'utilizzo di una coppia di chiavi "pubblica-privata" si riuscì a risolvere il problema fondamentale della divulgazione delle chiavi crittografiche e, allo stesso tempo, ruppe il monopolio governativo USA in ambito crittografico.
Questa soluzione portò rapidamente alla nascita dell'algoritmo RSA (1978) e tutta una serie di algoritmi di firme digitali tra cui il Merkle tree (o hash tree) inventato nel 1979 da Ralph Merkle, da cui prende il nome anche la funzione di hash Merkle–Damgård descritta sempre nel 1979.
Il Merkle tree sarà posto al centro di Bitcoin e di altri protocolli Blockchain.
Dopo qualche anno, nacque il primo software commercializzato nel mondo ad offrire la firma digitale RSA: Lotus Notes 1.0. Era il 1989.
Se confrontiamo queste date, vediamo che ci sono voluti 11 anni, dalla creazione di un nuovo metodo di firma autenticata di documenti digitali alla sua commercializzazione mondiale.
11 anni di idee, dibattiti e miglioramenti.
Passano altri 12 anni quando nel 2001 viene pubblicato l'algoritmo SHA-2 basato sul lavoro di Merkle del 1979.
Questo algoritmo crittografico verrà poi utilizzato insieme al Merkle tree in Bitcoin, la prima Blockchain pubblica al mondo, nata il 3 Gennaio 2009 con la creazione del blocco di genesi.
Abbiamo visto che l'evoluzione del mondo informatico propedeutica alla nascita di Bitcoin ha coperto 3 decenni.
Dal punto di vista storico, non possiamo sapere se un hype di oggi sarà ancora presente (anche se in altra forma) fra 30 anni.
Se una invenzione matematica di oggi sarà ancora utilizzata.
Se un nuovo modo di strutturare i dati non sarà surclassato da altri procedimenti con meno limitazioni.
Dunque, a mio parere, la domanda più corretta da porsi per immaginare il futuro è la seguente.
Perché è nato il concetto di blockchain?
Bitcoin è solo una espressione di utilizzo di ciò che è una blockchain.
Una blockchain è un registro distribuito, dove è possibile certificare l'autore di un "messaggio" (grazie alla chiave pubblica crittografica) ed il tempo di creazione di tale messaggio (timestamp) senza la necessità di un ente certificatore di terze parti.
Il contenuto del messaggio, o transazione, è immutabile nel passato, cioè la transazione non è modificabile.
Ogni singola transazione comporta quindi un cambiamento dello stato finale della blockchain, la quale accumula continuamente queste mutazioni nel tempo.
Per questo si dice che è immutabile nel passato, perché tutta la storia delle transazioni resterà visibile e non modificabile per sempre.
Quindi un metodo che utilizzi un registro distribuito, che si chiami blockchain oppure no, ha lo scopo di eliminare gli intermediari come istituzione certificatrice dell'autore e del tempo di una transazione, oltre che dare una certa sicurezza di non alterabilità del dato.
Tale motivo rimarrà in futuro?
Se è vero che nessuno ha la sfera di cristallo, la crescente divulgazione di asset (documenti, contratti, oggetti, diritti, etc...) digitali è comunque innegabile.
Gli asset di qualsiasi natura hanno sicuramente bisogno di essere certificati sia per l'autore, o i firmatari, sia per la marcatura temporale.
Con una certa fiducia, credo si possa dire che questa necessità rimarrà in futuro e che aumenterà nel tempo.
Se siano i registri distribuiti la soluzione definitiva a questo problema solo il tempo ce lo potrà dire, la storia ci ha insegnato che fino ad oggi l'uomo è stato capace di migliorare costantemente in campo informatico.
La blockchain non vive di hype, si è solo divulgata grazie a loro
In definitiva, la blockchain non sta vivendo un momento d'oro per caso.
Lo sta vivendo perché grazie all'entusiasmo degli ultimissimi anni ha potuto far vedere il potenziale dei DLT nell'uso quotidiano. La presentazione di nuove potenzialità nutre l'entusiasmo a sua volta, in un circolo virtuoso.
La conseguenza ultima è che le persone addette ai lavori saranno "costrette" a confrontarsi con idee diverse, anche grazie agli investimenti ad opera di grandi istituzioni, e questo porterà sicuramente dei miglioramenti nei DLT.
Non a caso, nel 2015 è stato creato Ethereum allo scopo di creare app decentralizzate. Con Ethereum è nato il concetto di smart-contract che probabilmente ha aperto le porte ad una crescita esponenziale nello studio e nell'utilizzo dei DLT.
Probabilmente stiamo vivendo in un momento di euforia generale dove la parola "blockchain" è spesso abusata ma questo non significa che il futuro dei DLT debba essere dato per spacciato.
Luca Venturella
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