Ne è uscita un'altra, ma va bene così - Another one came out, but that's OK
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UNA SITUAZIONE GRAVISSIMA |
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Proviamo a partire con una notizia, apparentemente banale e fuori contesto, ma che se osservata attentamente può contribuire a delineare il quadro della situazione: la piattaforma Dazn, detentrice dei diritti TV della Serie A, ha lanciato una nuova offerta per cercare di racimolare qualche abbonato in più.
Per tutto il girone di ritorno infatti, sarà possibile sottoscrivere l'abbonamento per la visione delle partite del nostro campionato con uno sconto del 50% sul prezzo di listino. Saldi di fine stagione, si dirà, da sempre attuati dalle emittenti televisive nella seconda parte dei campionati, che tuttavia non avevano mai raggiunto questi livelli.
Non è un segreto infatti che Dazn stia attraversando una crisi economica gravissima, che ha già costretto l'emittente a ridurre all'osso la presenza giornalistica delle varie redazioni. La "colpa" è delle milioni di disdette piovute da parte degli abbonati al servizio, evidentemente non più disposti a farsi andar bene tutto il marcio emerso attorno al calcio italiano.
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Il tentativo di ottenere risultati importanti nella lotta alla pirateria sta poi completando il quadro di un sistema disperato, in piena emorragia di consensi e denaro. Non passa settimana senza che escano notizie di fantasmagoriche operazioni antipirateria, capaci di debellare cellule criminali da milioni di "clienti", ma che in realtà appaiono più come veri e propri atti di terrorismo mediatico volti a scoraggiare i clienti del "pezzotto".
La verità è che senza i soldi delle TV almeno tre quarti del panorama del calcio italiano è destinato a fallire. Si sta cercando in ogni modo di riportare dentro al recinto le "vacche" ormai scappate da tempo e non più disposte ad essere munte per foraggiare l'intero carrozzone, perdendo di vista tuttavia l'unica strada percorribile, ovvero il ritrovamento della credibilità.
Questa stessa strada, piuttosto facile da intraprendere, dato che basterebbe perseguire un trattamento uguale per tutti, dentro e fuori dal campo, è l'unica che non viene mai presa in considerazione, perché evidentemente impossibile da realizzare senza che chi amministra in questo momento il pallone si ritrovi a rischiare la propria incolumità.
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Nella giornata di ieri è emerso un verbale di interrogatorio rilasciato nelle ultime ore dal il tifoso ultras dell'Inter, Andrea Beretta, che fin dal momento dell'arresto ha deciso di collaborare con le indagini della magistratura.
In esso, Beretta specifica come l'intervento del presidente dell'Inter, Beppe Marotta, lo abbia salvato in passato da una denuncia per minacce, che un dipendente della società nerazzurra, Massimiliano Silva (addetto ai rapporti con la tifoseria) aveva intenzione di portare avanti dopo un violento alterco avvenuto al telefono con lo stesso capo della Curva Nord.
Alla richiesta della Digos di presentare la denuncia sulla carta intestata della società si sarebbe opposto infatti lo stesso Marotta, che nel caso aveva imposto a Silva di portare avanti il tutto semplicemente a titolo personale. Alla faccia della "parta lesa". Qui si parla di un più che probabile favoreggiamento di un sistema criminale, volto ad ottenere in cambio vantaggi di altro genere.
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Naturalmente è arrivata la pronta smentita dello stesso Marotta, in alcuni casi riportata sui giornali senza che prima si fosse parlato delle accuse di Beretta, realizzando veri e propri capolavori di giornalismo al contrario, ma sembra improbabile che l'ex capo ultras, minacciato di morte dai suoi ex "colleghi", voglia rischiare di perdere la protezione ottenuta dalla magistratura per sé e la famiglia mettendosi a raccontare frottole.
Dalla giustizia sportiva, quella che ancora dopo cinque anni deve esprimere un parere sul falso in bilancio del Napoli o sulle plusvalenze della Roma, nonostante entrambe le vicende siano giunte a fine indagini da parte dei PM capitolini, ancora silenzio tombale.
E la favoletta ripetuta da Gravina, secondo cui la stessa debba essere veloce e tempestiva, anche a scapito della correttezza dei giudizi? Naturalmente va interpretata a seconda dei soggetti coinvolti, dato che in alcuni casi questo mantra sembra ancora valido.
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La settimana scorsa, rapido come un fulmine, il procuratore federale Giuseppe Chiné (Peppino per gli amici) ha aperto un'indagine sull'esultanza dei tifosi della Juve Stabia (Serie B) in seguito ad un goal di Romano Floriani Mussolini, pronipote di Benito.
Pare che la curva abbia più volte ripetuto il cognome del ragazzo, imbeccata dallo speaker, come accade in tutti gli stadi del mondo quando la squadra di casa segna un goal, ma che si sia comunque beccata le accuse di apologia di fascismo tanto da causare un appendice in sede sportiva.
Evidentemente alcune curve sono più "curve" delle altre e possono essere colpite senza rischiare nulla. Ma a sua discolpa c'è da dire che Chiné potrebbe aver agito per troppo zelo nei confronti dei suoi superiori: gli è bastato leggere il nome Juve per partire in quarta, ancor prima di accorgersi di aver preso di mira questa volta la Juve sbagliata.
Statemi bene, alla prossima!
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