Amore 3.0

in #ita6 years ago

Con il post che segue, desidero partecipare al contest di questa settimana di @spi-storychain.


man-949058_640.png
ImmagineCC0

Era l’una di notte di un plumbeo venerdì d’autunno. Mark era seduto alla sua scrivania nel buio del suo studio, illuminato solo dalla luce fioca dello schermo. Era l’immagine della solitudine, le ombre proiettate dietro di lui sembravano aleggiare per la stanza come fantasmi in cerca di pace.


apple-692186_640.jpg
ImmagineCC0

Si stiracchio sulla sedia e stropicciò gli occhi per un istante sbadigliando a gran voce. Se per altri la giornata finiva a quell’ora, per Mark stava per iniziare. Erano un paio di mesi che non andava a dormire prima delle tre e questo non deponeva a suo favore, soprattutto dal punto di vista lavorativo. I fascicoli delle sue cause si riempivano di promemoria che non venivano mai eliminati, ma solo rinviati, alle udienze arrivava in ritardo subendo le occhiatacce dei colleghi e i richiami dei giudici.
Tuttavia, tutto ciò non sembrava impensierire minimamente Mark, il quale per tutta la giornata aspettava l’1:15 di notte per sentire lei.
Elison.
L’aveva conosciuta in una chat online, una di quelle chat per incontri. Aveva inserito una serie di parametri, come si fa quando si compra un vestito, colore degli occhi, lunghezza dei capelli, tipo di fisico, età, nazionalità e gli erano usciti circa centomila contatti li aveva spulciati così, a caso, valutando su per giù le varie immagini di profilo e leggendo le descrizioni lasciate dagli utenti. Nel mentre era stato contatto, soli venticinque minuti dopo aver fatto l’accesso. Tra le notifiche del suo laptop era spuntata una faccina, una di quelle che ancora non aveva visto e che molto probabilmente non avrebbe mai visto. Era proprio Elison, gli scriveva lei! Questa cosa stuzzicò ed incuriosì Mark, il quale rispose ed iniziò una fitta “chattata” durata alcune ore, finita la quale Mark si sentiva arricchito, felice e smanioso di riprendere, quel rapporto, digitale, ma con marcati profili umani.

Elison abitava a New York ben lontano dalla Torino di Mark, aveva tuttavia i genitori italiani e parlava e scriveva un italiano perfetto, sembrava davvero una madrelingua.
Era stata anche l’idea di una relazione a distanza ad intrigare Mark. Immaginava come sarebbe stato interessante poter vivere due “vite” una la sua quotidiana, fatta di lavoro e di uscite con gli amici, l’altra ben ritagliata di notte con una donna che sembrava perfetta, che non aveva interesse per le sue scappatelle fuori porta o che meglio ancora non poteva saperne nulla, in quanto i loro unici contatti avvenivano tramite la chat del sito.
Il loro rapporto era una crescita continua, seppur, dietro lo schermo di un pc.
Di li a poco Mark si rese conto che in realtà non voleva più uscire, non provava più interesse per quelle scappatelle fuori porta e che, anzi, si annoiava con gli amici di una vita. Preferiva attardarsi in ufficio cercando di recuperare il lavoro perso per lo scarso rendimento mattutino, nell’impaziente attesa di quel tanto agognato incontro.
Elison era sempre puntuale per lei le 1:15 di notte italiane corrispondevano le 19:15, quelle sei ore di fuso orario permettevano ad Elison di dedicarsi solo al suo Mark una volta uscita dal lavoro.
Era una donna bellissima, con dei tratti marcati mediterranei, una donna che non passava certo inosservata. La loro storia stava decollando, ma nessuno dei due sembrava pronto per il grande passo, per l’uscita da quel tunnel digitale, che avrebbe portato i due a far sfiorare i propri polpastrelli sull’epidermide dell’altro e non sui freddi tasti di un laptop con scocca in alluminio.
Questa cosa non impensieriva minimamente Mark che, anzi, vedeva in questo atteggiamento di Elison un forma di rispetto del loro rapporto privilegiato, non contaminato dalle solite “routine” della vita reale.
Dopo tre mesi una sera Mark proferì le fatidiche parole:
«Elison io sento di essermi innamorato di te»
La ragazza dall’altro capo della web camera ebbe un sussulto.
In un primo momento Mark pensò che la cosa non fosse ricambiata, si pentì di aver fatto quel passo da dietro una webcam. Iniziò a pensare che forse sarebbe stato meglio conoscere prima Elison, che forse la stessa avrebbe capito di più da un contatto fisico o semplicemente guardandolo negli occhi, quegli intensi occhi verdi. Ma mentre l’ansia di Mark navigava verso mari oscuri Elison sorrise e disse «Mark credimi anche per me è la stessa cosa sono felicissima».
Le ore passavano ininterrottamente e i due “chiacchieravano” senza rendersi conto dello scorrere del tempo. Tutto sembrava meraviglioso e perfetto, tuttavia quel distacco, quella mancata presenza non impensieriva nessuno dei due.
Era ormai inverno inoltrato ed erano cinque mesi che Mark ed Elison si sentivano. Un lunedì pomeriggio alla porta dello studio di Mark bussò un cliente di vecchia data.
«Sig. Altieri come sta?» disse Mark.
«Io bene avvocato e quella vecchia causa che mi impensierisce, che è appunto il motivo della mia visita. E lei come sta?» rispose il sig. Altieri.
«Bene bene, ma mi parli del motivo di questi suoi pensieri», rispose Mark. Evitò di concentrarsi sugli aspetti peculiari della sua vita privata e decise di farsi spiegare una causa che ricordava appena.
Infatti, non vedeva il sig. Altieri da anni, ma ricordava che l’unica causa del succitato cliente era stata dallo stesso assegnata ad un altro collega, più anziano e più rinomato.
«In realtà» riprese il sig. Altieri, «La causa la sta portando avanti l’avvocato Francomano, e domani avremmo l’udienza in cassazione».
Mark lo lasciò parlare senza interromperlo, avendo già capito dove volesse andare a parare.
«Vede io capisco che non v’è nessun preavviso, e mi vergogno anche un po’, ma se lei potesse discuterla in Corte di Cassazione al posto dell’avvocato Francomano, il quale ha avuto un impedimento dell’ultima ora le sarei eternamente grato».
Il sig. Altieri faceva trasparire una certa vergogna nella richiesta ed aggiunse immediatamente, «Ovviamente, qualora decidesse di accettare per lei ci sono pronti duemila euro.»
Il periodo non era dei migliori e per Mark quei duemila euro potevano essere una “boccata d’aria” e magari perché no avrebbe potuto fare una capatina a New York.
Giocò bene le sue carte, sapeva che per essere lì il giorno prima dell’udienza, Francomano lo aveva liquidato dicendo che non sarebbe andato lui a discutere la causa, ma avrebbe mandato un socio. Ovviamente, il sig. Altieri non voleva che la sua causa fosse discussa da uno che non ne aveva mai avuto contezza e quindi contro la volontà di Francomano si era rivolto a lui. Pertanto, tentennò e il Sig. Altieri passò un assegno da cinquemila euro sotto i suoi occhi.
«La prego non posso fare di più. Qui ci sono tutti gli incartamenti. Sono nelle sue mani.»
Lo sguardo del sig. Altieri fù così triste da convincere Mark che subito rispose «Prenoto i biglietti e stasera stessa sarò a Roma. La chiamo domani in tarda mattinata»
Un sorriso scalfì la faccia del sig. Altieri e lo stesso si congedò rapidamente.
Mark guardò l’orologio erano solo le venti. Spense il computer e ordinò telefonicamente una porzione di sashimi, una di makizushi e una bottiglia d’acqua.
Nell’attesa della consegna iniziò a sfogliare le carte del processo. Era una vecchia causa, ma ricordava per sommi capi tutto. Lette le memorie depositate, formulò un intervento che potesse sostenere quanto scritto dall’avvocato Francomano e udì il citofono, era arrivato il sushi. Lasciò una lauta mancia al fattorino e si sedette alla scrivania per gustarsi il meritato pasto.
Iniziò a fantasticare su come sarebbe stato un ipotetico incontro con Elison. Era un po’ che ci pensava, ma voleva che tutto fosse perfetto, anche per questo motivo non proponeva mai d'incontrarsi ad Elison, in cuor suo era sicuro che anche lei aveva la stessa idea.
Prenotò il volo e la camera d’albergo, torno a casa prese due cambi, ripose nel portabito l’abito di Hugo Boss e si avviò verso l’aereoporto.
A mezzanotte e mezza era già in camera d’albergo lavato e pronto per la tanto attesa videochiamata, mentre si collegava al sito accese la televisione per far scorrere con più rapidità il tempo.
Allo scattare dell’1:15 il laptop non si illuminò. Mark controllò la connessione, chiamò la reception per avere conferma della connessione e della password, ma nulla, la videochiamata non arrivò. Non era la prima volta, altre volte Elison aveva avuto problemi di connessione, ma oggi lui la desiderava più che mai. Maledì il fatto di non averle mai chiesto il numero di telefono, imprecò e rimase in attesa fino alle due e mezza. Poi deluso e sconsolato si mise a dormire.
La notte non trascorse facilmente qualcosa nel sonno turbava Mark, ma alla fine proprio quando aveva trovato un sonno ristoratore la sveglia suonò. Erano le sette e mezza non voleva tardare. La convocazione in Cassazione era fissata per le nove. Si preparò, prese la ventiquattrore e si diresse verso il bar.


corte-suprema-di-cassazione-3682663_640.jpg
ImmagineCC0

Alle nove meno cinque era già in cassazione, l’udienza finì rapidamente. Come promesso chiamò il sig. Altieri e lo rassicurò sull’esito dell’accoglimento delle sue richieste.
Erano solo le dieci in lontananza si vedeva Castel Sant’Angelo e decise di fermarsi in bar lì vicino. Si sentiva strano, ma era semplicemente una sensazione niente di più.
Entro nel “bar impero” e ordinò un caffè ed un cornetto.
Quella sensazione non voleva abbandonarlo.
Se ne stava con le gambe a cavalcioni guardando un gruppo di persone in un locale lì vicino, quando ebbe nuovamente quella sensazione. Fermò il suo sguardo su una ragazza di spalle, non poteva essere, eppure, a lui quei capelli, quella meches lilla la conosceva bene. Si diresse rapidamente verso quel locale e più si avvicina più sentiva che non si stava sbagliando.
Ad un tratto quella ragazza si girò di profilo...non era possibile quell’enorme orecchino a forma di stella, non poteva essere anche quella una coincidenza. Senza accorgersene si mise a correre. Era quasi arrivato ad una distanza ottimale quando un bambino gli sfiorò la gamba dicendo «Scusi signore
«Lo perdoni» esordì il padre che si trovava subito dietro di lui.
In quel momento vide il bambino gridare «Mamma, mamma!!»
«Amore mio dov’è papà ti lascia bighellonare in giro da solo».
«Sono qui amore, mi ero attardato a chiedere scusa a quel signore che è stato “investito” da Marco», e la baciò dolcemente.
Elison alzò lo sguardo e vide Mark rimase pietrificata.
«Elisa entriamo, altrimenti Marco chi lo tiene più» disse il marito.
«Fumo una sigaretta e arrivo» precisò lei.
«Tutto bene amore? Sei bianchissima» disse il marito sfiorandole la guancia.
«Si, si arrivo subito» lo liquidò rassicurandolo lei.
Rimasero a pochi metri di distanza.
Mark avrebbe voluto dire e fare mille cose, ma non riusciva a parlare, a muoversi, riusciva solo a fissarla. Elison o meglio Elisa, aveva il medesimo comportamento, ma l’espressione era quella di una persona spaventata, terrorizzata che voleva sparire. Il tutto continuò per una manciata di minuti poi....«Oh ando vai, ma che te sei ammattito?».
Il proprietario del bar dove Mark aveva preso il caffè lo stava inseguendo perché se n’era andato senza pagare.
«Scusi, scusi la seguo, mi dia solo un attimo». Lo interruppe Mark.
Riguardò per l’ultima volta la sua Elison pensò a quanto aveva fantasticato, a quanto progetti aveva fatto, a come attendeva i loro incontri. Si girò seguendo il proprietario del bar e nel breve tragitto pensò che era arrivato il momento di cancellare quella chat, di eliminare quella Elison, che in realtà non esisteva e che forse se solo avesse dato più peso alla realtà, se si fosse anche solo dedicato ad alcune ragazze conosciute distrattamente, ma realmente, se avesse riservato loro lo stesso interesse nutrito e dispensato al suo schermo del computer forse oggi anche lui si troverebbe in un bar con moglie e figli a godersi un mezzogiorno romano che ora a lui pareva un incubo.
Rimase tutto il giorno in giro per Roma e rientrò tardi in albergo all'1:15 il laptop si illuminò e Mark stacco la spina del suo fedele Mac, il quale come da impostazioni si spense.

Sort:  

Che bello!! Poi questo tema mi gasa un monte, io scriverò domani ^^

Grazie @noemilunastorta allora aspetterò domani per leggere il tuo :)

Molto molto bello. Ho percepito tutte le emozioni del protagonista, dall'inizio alla fine.

Posted using Partiko Android

Grazie questo è molto importante. Volevo proprio si percepissero gli stati d’animo grazie @pawpawpaw :)

Davvero molto bello!

Posted using Partiko iOS

Grazie davvero @isakost :)

vuoi il quinto "molto bello" della giornata? eccolo: moooolttoooo beeeellllooooo!!! A parte gli scherzi, bravo @adamantino !!!!

:) grazie mille @road2horizon sono felice vi sia piaciuto :)

È piaciuto molto anche a me, ma temo che il “molto bello” sia ormai inflazionato tra i commenti 😜

Alla fine a Mark è andata tutto sommato bene... verso metà racconto temevo fosse incappato in una truffa ben peggiore.

Ahahah grazie @steam.erotic, non ti nego che mentre scrivevo ho pensato a come lo avresti potuto impostare tu 😃