Occhio che non ce la diano a bere…
La plastica è tutta attorno a noi
Sollevate lo sguardo dallo schermo - probabilmente di plastica – e guardatevi attorno. Dentro ai mobili della cucina, nel frigorifero, in camera da letto. Siamo sommersi dalla plastica. Magari ci pensiamo solo quando facciamo la raccolta differenziata e ci domandiamo: com’è possibile che ne accumuliamo tanta?
Eh già, direbbe Vasco.
Trecento milioni di tonnellate di plastica vengono prodotti ogni anno. Quasi la metà è monouso.
Pet (soprattutto bottiglie), Pe (giocattoli e sacchetti) e Pvc che nel migliore dei casi finiscono nella spazzatura e nel peggiore abbandonati.
Circa 8 milioni di tonnellate di plastica all’anno, secondo le ultime stime, vanno a inquinare la nostra acqua.
Mortalmente.
Sì perché, a differenza dei materiali naturali che degradandosi tornano alla terra nella loro forma originaria - i metalli si ossidano e si sfaldano, il legno marcisce – la plastica ha percorsi di vita e di morte ben diversi. Lei si riduce in invisibili pezzi microscopici - ancora più pericolosi perché si insinuano ovunque - che inquinano le acque di mari e fiumi.
Particelle e fibre di polietilene, poliuretano, poliestere e silicone vengono ingeriti dagli animali e vengono ingeriti da tutti noi, attraverso ciò che mangiamo e ciò che beviamo.
Aiuto, non c'è solo pesce nel piatto
Difficile quantificare con esattezza la plastica negli oceani, ma ci sono i dati inquietanti di alcuni studi effettuati sul pesce. Quando, nel 2015, è stato esaminato a fini scientifici il pesce sul mercato indonesiano, si è visto che nel 28 per cento c’era plastica. E non è andata meglio con l’analisi condotta in California, dove la plastica è stata trovata nel 25 per cento del pesce esaminato e addirittura nel 33 per cento dei molluschi.
L’anno successivo, Greenpeace ha stilato il rapporto Plastic in seafood secondo il quale 170 organismi marini ingeriscono frammenti plastici.
Tonno, pesce spada, aragoste, granchi e scampi sono i principali pesci che finiscono nei nostri piatti portandosi appresso un bel carico di plastica. E ne sono ricchi pure cozze e vongole che non riescono a eliminare la microplastica mentre filtrano l’acqua di cui si nutrono.
Non bisogna illudersi che nei nostri mari i pesci nuotino in acque pulite.
Tutt’altro.
In base ai dati forniti dall’Agenzia ambientale delle Nazioni Unite ogni giorno nel Mediterraneo finiscono ben 731 tonnellate di plastica, delle quali:
- 144 tonnellate sono un dono della Turchia
- 125 tonnellate arrivano dalla Spagna
- 90 tonnellate dall’Italia.
E poi c’è la questione dei sacchetti
Ogni anno l’Unione Europea produce 25 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, e solo il 30 per cento viene raccolto e riciclato. Negli ultimi dieci anni abbiamo prodotto più plastica che durante tutto il secolo precedente.
Di questo passo si prevede che molto presto si dovrà riservare il 20 per cento della produzione annua di petrolio alla fabbricazione di plastica per riuscire a fare fronte alle richieste.
E così la Commissione Europea, con la Plastic Bags Directive, ha imposto agli stati membri – grandi fruitori della plastica - di attuare misure appropriate per ridurre il consumo dei sacchetti del 50% entro il 2017 e dell'80% entro il 2019. Direttiva che noi abbiamo tradotto con l’introduzione nei supermercati dei sacchetti bio, bustine che non reggono il peso di quattro arance, ma tant’è.
Per inciso, tutto l’alimentare nei supermercati viene venduto in involucri di plastica: salumi, latticini, carne, pesce, pasta, biscotti, succhi e così via. Non si salva niente.
Qualche giorno fa l’UE ha deciso che entro il 2030 le microplastiche andranno ridotte e che l’utilizzo della plastica andrà regolamentato in modo tale che gli imballaggi si possano riciclare o riutilizzare.
Ma dove sta la novità? Anche oggi i sacchetti e i contenitori di plastica si possono, volendolo, riciclare e riutilizzare. Io per esempio ri-utilizzavo i sacchetti incriminati come contenitori per la raccolta differenziata proprio della plastica. Quindi? Dove sta questa presa di coscienza?
Ma quello che proprio non mi va giù è che ancora nessuno parli di bottiglie di plastica.
L’acqua, un business mortale
Sono un milione le bottiglie di plastica vendute ogni minuto nel mondo. L'Italia è il primo Paese europeo per consumo pro capite di acqua imbottigliata. Paesi Arabi, Thailandia e Messico sono altri grandi consumatori, ma pare che il mercato della Cina stia avendo un’impennata notevole che frutterà parecchi soldi all’industria delle acque minerali.
E non vorrei che per via di questo giro di affari pazzesco qualcuno tentasse di darcela a bere...
Solo per noi vengono imbottigliati oltre 12 miliardi di litri di acqua, con un consumo procapite di 211 litri di acqua, creando un business di miliardi di euro, e anche montagne di rifiuti che inquinano i mari.
Secondo Euromonitor International meno della metà dei 480 miliardi di bottiglie vendute nel 2016 sarà riciclato.
Si fa in fretta a capire come mai nuotiamo in un mare di…plastica, sì.
Eppure, a parte rari casi, ancora nessuno parla chiaramente di eliminare le bottiglie di plastica. Non sarà mica perché i big delle acque minerali stanno proprio dalle nostre parti, ben distribuiti tra Italia e Francia? È vero che i due colossi delle acque, Nestlé Waters e Danone, hanno annunciato di voler sviluppare bottiglie realizzate con il 100 per cento delle risorse rinnovabili e sostenibili, ma in attesa che ciò accada che si fa?
San Francisco e Amburgo hanno messo al bando le bottiglie di plastica, Montreal in Canada ha vietato pure qualsiasi sacchetto di plastica anche se bio.
E noi?
Forse potremmo cominciare a cambiare abitudini. Si potrebbe tornare a bere l’acqua nelle bottiglie di vetro o meglio ancora scegliere quella del rubinetto, che costa 250 volte meno della minerale imbottigliata e riduce le emissioni di anidride carbonica, per produzione e trasporto, del 75 per cento.
Tra l’altro tantissimi comuni sono oramai dotati di comode “case dell’acqua”: punti dove l’acqua trattata viene distribuita sia liscia che frizzante.
Le avete mai provate? Si potrebbe cominciare.
PS: un grazie immenso a @binarymark che ha passato un'ora a tentare di risolvermi il problema dei link delle immagini. E ce l'ha fatta! Senza di lui, niente post! Ormai è il mio SteemitEroe XD
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Ottima trattazione! Grazie per l'articolo :)
Grazie, sono proprio contenta che sia piaciuto a te che sei un esperto in materia 😉
Bravissima! Ottimo post! Queste informazioni sono utilissime, quindi faccio un resteem del tuo post 😉
Ma ti ringrazio @mcassani! Il mio primo resteem :-) . No davvero, mi fa molto piacere che tu le abbia trovate utili 😉
Grazie a te 😉
Se quella che esce dai rubinetti non fosse piena di cloro e a volte pure di arsenico, continuerei a berla. Qual è il meno peggio?
Grazie delle tue indicazioni, molto interessanti.
Eh già @pataxis, se andiamo a vedere il discorso dell'arsenico, ci sono da dire parecchie cose interessanti che ne uscirebbe un altro post. Perché in realtà il vero nemico è l'arsenico presente nell'acqua usata per l'agricoltura e il bestiame. Lì, sì, addio ai limiti del 10 imposti per l'acqua in bottiglia e per quella del rubinetto...