Il modo per controllare Krishna
IL MODO PER CONTROLLARE KṚṢṆA
Troviamo, all’inizio della Caitanya-caritāmṛta, delle rivelazioni molto personali e spontanee di Kṛṣṇa che non credo siano rintracciabili altrove. Kaviraja Gosvami tratta di come dovremmo comprendere l’apparizione di Kṛṣṇa e l’apparizione di Caitanya Mahāprabhu. Dunque, egli dice che Kṛṣṇa – e ricordate, sappiamo che Svayam Bhagavān Kṛṣṇa appare in questo mondo una volta per ogni giorno di Brahmā: sahasra-yuga-paryantam
ahar yad brahmaṇo viduḥ, mille cicli di yuga, ossia quattro miliardi e trecento milioni di anni; una volta in quel giorno Svayam Bhagavān Kṛṣṇa appare, la Personalità Suprema originale di Dio -, il modo in cui Srila Prabhupada lo rappresenta: “discenderò con i miei devoti e mostrerò dei passatempi che non sono conosciuti neanche a Vaikuṇṭha”.
A volte Vaikuṇṭha sta a significare genericamente l’intero mondo spirituale. Altre volte, nelle parole di Guru Maharaj, rappresenta l’emisfero sud del mondo spirituale. Dunque, egli dice, quali cose non si conoscono lì? Quello è il livello aiśvarya: l’opulenza, l’aspetto maestoso della divinità è mostrato pienamente a Vaikuṇṭha. Per conto di ciò, i devoti vi si rivolgono con timore e reverenza. L'aspetto infinito e maestoso è in piena mostra. Come altro si potrebbe reagire a ciò se non con timore, reverenza e devozione reverenziale? Allora, a volte, sentiamo dire che dei cinque rasa, due e mezzo sono presenti in Vaikuṇṭha, ossia: śānta-rasa, dāsya-rasa, ossia neutralità, passività e, dāsya, servizio. Il “mezzo” sta a significare – ed è il caso di alcuni servitori di lungo corso – che è presente anche una componente di amicizia, mentre inizia una transizione più elevata.
Quando Kṛṣṇa appare, svolge i suoi passatempi con i suoi amici, i pastorelli, le gopi, i gopa, prima ancora Nanda e Yaśodā: i passatempi della sua infanzia. Non ci sono passatempi della Sua infanzia a Vaikuṇṭha.
Rūpa Gosvāmī ci dice in breve:
vaikuṇṭhāj janito varā madhu-purī tatrāpi rāsotsavād
vaikuṇṭhāj janito varā madhu-purī
Superiore a Vaikuṇṭha è Mathurā per via dei passatempi legati alla Sua nascita; in breve: è con Devaki e Vasudeva e poi trasferito a Nanda Gokul dove svolge i Suoi passatempi d’infanzia con Nanda e Yaśodā, quando ancora lattante ed un po’ dopo. Ma poi, quando è un giovane ragazzo, i Suoi passatempi si svolgono con i gopa, i pastorelli.
Quando Mahāprabhu chiese a Raghupati Upādhyāya quale fosse la cosa migliore che si possa estrarre da tutti consigli delle scirtture – ossia: i Veda, le Upaniṣad, I Purāṇa, il Mahābhārata -, se c’è qualcosa che si può prendere da lì, quale sarebbe la cosa migliore? E lui risponde:
shrutim apare smritim itare
bharatam anye bhajantu bhava-bhitah
aham iha nandam vande
yasyalinde param brahma
(Padyavali, 126)
Tutti questi - Śruti, Veda, Purāṇa, Mahābhārata, ecc. - stanno provando a portarti nella direzione, attraverso il dharma, del Para Brahman, ossia il Signore Supremo, Dio. Ma, lui dice, quel Para Brahman sta gattonando nel cortile di Nanda Maharaj! Allora, dice, voglio sapere cos’ha fatto? Lo cercano tutti e lui sta gattonando nel suo cortile. Questo è sorprendente, e vedete con quanta bellezza uno ślōka ci porta da Brahman e Paramātmā non solo verso Bhagavān, ma verso vātsalya-rasa ed è un varo balzo in avanti.
Vaikuṇṭhāj janito varā madhu-purī, come il balzo di Rupa Gosvāmī da Vaikuṇṭha a vātsalya-rasa che arriva esattamente lì. Parīkṣit Mahārāja, nel Bhāgavatam, dice:
nandaḥ kim akarod brahman
śreya evaṁ mahodayam
yaśodā ca mahā-bhāgā
papau yasyāḥ stanaṁ hariḥ
(SB 10.8.46)
Il Param Brahman sta gattonando come un lattante nel cortile di Nanda Maharaj, l’Infinito lo può fare. Le persone sempre si pongono la questione se Dio può fare questo o Dio può fare quello: può gattonare nel cortile di Nanda Maharaj? Evidentemente lo fa. Questo è più interessante ed è basato sulla realtà. Invece di queste sorprendenti imprese, ci domandiamo se Dio può fare questo o quello. Questo è più dolce di qualsiasi esibizione miracolosa.
Chi potrebbe essere più fortunato di così? Yaśodā ca mahā-bhāgā, papau yasyāḥ stanaṁ hariḥ. A volte Lui sta gattonando nel cortile e poi va a finire nel grembo di Madre Yaśodā e succhia il latte dal suo petto. Lei è persino più fortunata di Nanda Maharaj. Quel Para Brahman è nel suo grembo, lei lo allatta, questo è sorprendente.
Gli amici pastorelli di Kṛṣṇa
Che tipo di amore ed affetto ci vuole per arrivare al punto da essere talmente grandi da eclissare o sopprimere l’aspetto della regale maestosità. Questo noi dobbiamo capire. Come puoi dimenticarti che qualcuno è Dio? Voglio dire, che è Dio! Sei con Lui e devi dimenticarlo. Da una parte, stiamo provando a ricordacene. Generalmente, la cultura teista riguarda il ricordarsi di Dio e poi ci dicono che quando ti elevi te ne dimentichi.
In questo mondo, possiamo farcene un’idea un’idea con queste personalità molto famose: sono delle mignature di Bhagavān, perché Bhagavān significa nome, fama, fortuna, bellezza e tutte queste cose. A volte si lamentano che non possono trovare qualcuno che le ami per quello che veramente sono. Si ricordano sempre di quanti soldi hanno, di quanto sono famosi e questo li porta persino ad essere sospettosi delle persone, che esse possano nascondere altri motivi per avere una relazione con loro. Ripetutamente, al riguardo, sentiamo che loro cercano qualcuno che possa trascurare il loro nome, fama, fortuna ecc. ed amarli per ciò che sono.
Quei pastorelli - il modo in cui Parakīyabhāva esercita una certa influenza su di loro – tra di loro discutono:
«Gopal non è uno di noi».
«Cosa? Il nostro Gopal?».
«Sì, il nostro Gopal».
Cosa stanno dicendo? C’è chi dice che Lui è un qualche tipo di dio, perché fa tutte quelle cose miracolose.
«Sì Gopal!».
«Siamo stati fortunati».
Quando Pūtanā cade di schiena - con Lui che le stava succhiando via la vita -, c’era come un cuscino che ha attutito il colpo e non si è fatto male ed è stato per buona fortuna. La pietà degli abitanti di Vraja, è così che pensano. Sappiamo che là giunsero le pastorelle e cantavano il mantra per la Sua protezione. A volte anche Yaśodā in visita ai sādhu prendeva la polvere dai loro piedi e la spargeva su Kṛṣṇa. Dunque, tra quei pastorelli, qualcuno diceva che Lui non è solo un qualche tipo di dio, ma devadeva, il Dio degli dei, l’Originale Supremo.
E loro dicono:
«Gopal? Che dice sempre scemenze, gioca ed è un discolo?».
«Sì!».
Ma ignorano la cosa.
C'è un verso recita:
itthaṁ satāṁ brahma-sukhānubhūtyā:
dāsyaṁ gatānāṁ para-daivatena:
māyāśritānāṁ nara-dārakeṇa: s
ākaṁ vijahruḥ kṛta-puṇya-puñjāḥ:
(SB 10.12.11).
Cosa hanno fatto per avere questo tipo di relazione amichevole con Lui, ed essere apparentemente inconsapevoli della Sua divinità?
Ascoltare devoti qualificati
Guru Maharj disse una volta, in modo incantevole e con leggero senso dell’umore: «A Kṛṣṇa piace circondarsi di persone ignoranti». [...] Tra dieci miliardi di jñānī e dieci miliardi di mukta, sta dicendo che preferisce circondarsi di ignoranti?. Che cosa intende dire? Chi non è costantemente consapevole della Sua maestosità, aiśvarya-jñāna . Questo è ciò che intende, jñāna-śūnyā bhakti.
Quando Mahāprabhu e Rāmānanda ebbero la loro conversazione e Mahāprabhu faceva domande ma poi ignorava Rāmānanda. La prima cosa che accetta è quando dice: jñāne prayāsam udapāsya namanta eva. Ossia, abbandona il bisogno di sapere, quel tipo di investigazione intellettuale diffidente a credere. Comincia ad ascoltare. Qualsiasi sia la tua situazione, ascolta le persone genuine che amano Kṛṣṇa. A questo suggerimento di Rāmānanda, Mahāprabhu dice: eho haya, questo lo accetto, ora sì che dici bene. Guru Maharaj dice che questa è la prima connessione con la realtà, in sostanza si tratta di ascoltare devoti qualificati.
Śrutim apare smṛtim, di tutte le cose ascoltate, nikhila-śruti-mauli-ratna-mālā, di tutti i suoni, di tutte le cose ascoltate, Kṛṣṇa ed i nomi di Kṛṣṇa, il gioiello della corona di tutti i suoni spirituali, samānaṁ.
Kṛṣṇa non finge
Quei pastorelli, quando giocano con Kṛṣṇa, a volte si dividono in gruppi e i ragazzi si sfidano l’un l’altro e sfidano Kṛṣṇa dicendogli: «Tu non sei così grosso e forte. Penso di poterti battere». Sappiamo che questo delizia Kṛṣṇa. Ciò che in un altro contesto sarebbe considerato offensivo, qui non solo non è offensivo ma dà gioia e delizia Kṛṣṇa. Ossia, tutta quella maestosità, l’aspetto aiśvarya-jñāna, viene soppresso ed eclissato e loro possono relazionarsi con Lui proprio come fosse una persona qualunque.
Non solo questo: ye prāyaśo ’jita jito ’py asi tais tri-lokyām, Kṛṣṇa-ajita è invincibile ma può essere battuto dalla devozione ed in effetti è lì che acquisiamo devozione, laddove il finito batte l’infinito. Allora potremmo pensare: «Kṛṣṇa glielo lascia fare, non è che loro veramente... cioè, sembra soltanto che loro vincano». Non è così: Lui viene sconfitto dai devoti, non è che finge o, facendo l’occhiolino, glielo permette di fare. No, Lui viene sconfitto dalla loro devozione, questo è il potere della devozione. Rupa Gosvāmī dice: Śri Kṛṣṇa-karṣiṇī ca sa. Kṛṣṇa è irresistibilmente attratto dalla devozione, non riesce a controllarsi. Il Supremo Controllore (Parameśvara, īśvara, parama Kṛṣṇa), non riesce controllare sé stesso alla presenza della devozione:
ahaṁ bhakta-parādhīno
hy asvatantra iva dvija
sādhubhir grasta-hṛdayo
bhaktair bhakta-jana-priyaḥ
(ŚB 9.4.63)
Viene annunciato all’inizio del Bhāgavatam che Egli è svarāṭ:
Janmādy asya yataḥ anvayād itarataś ca artheṣu abhijñaḥ svarāṭ
(ŚB 7,6,1)
Egli è completamente indipendente, ma poi dice: «Alla presenza della devozione, è come se perdessi la mia indipendenza e finisco sotto il controllo dei devoti».
Dunque, Śrila Guru Maharaj arriva al punto: a chi può essere affidato un potere del genere? É impensabile che qualcuno possa controllare il Supremo Controllore. Di chi puoi fidarti per fare una cosa del genere? Madre Yaśodā e quei devoti il cui unico interesse è Kṛṣṇa:
anyābhilāṣitā-śūnyaṁ
jñāna-karmādy-anāvṛtam
ānukūlyena kṛṣṇānu-
śīlanaṁ bhaktir uttamā
(CC Madhya 19.167)
sarvopādhi-vinirmuktaṁ
tat-paratvena nirmalam
hṛṣīkeṇa hṛṣīkeśa-
sevanaṁ bhaktir ucyate
(CC Madhya 19.170)
Non ci sono altri motivi, sono un tutto con Kṛṣṇa, quindi gli si può affidare il controllo sul Supremo Controllore che dice: «Ho perso il controllo di me stesso, in presenza di una tale devozione».
Il Signore trasporta i suoi devoti
I pastorelli salgono sulle spalle l’uno dell’altro, lottano, ed i perdenti devono permettere ai vincitori di salire sulle loro spalle. Ho già detto, come parallelismo tra dāsya rasa e sakhya rasa, di Garuḍa, il Supremo Trasportatore del Signore […] Dunque, Garuḍa: immaginiamo come Egli si senta avendo il Signore sulle proprie spalle. Il mitico, il grande Garuḍa che compare in molti passatempi, che sia con Viṣṇu, con Kṛṣṇa o con Dvārakā Kṛṣṇa. Quanto deve essere meraviglioso, come deve sentirsi, quali tremori di estasi si provano trasportando il Signore sulle proprie spalle. Ciò merita adorazione ed è inconcepibilmente meraviglioso. Ma, come detto nella Caritāmṛta, quando Kṛṣṇa dice candidamente: «Tu non sai quale estasi provi nel trasportare sulle mie spalle quei devoti che mi hanno sconfitto». Quel semplice contrasto rivela le differenze: da una parte, cavalca le spalle di Garuḍa; dall’altra, i ruoli si invertono, ed è il Signore che trasporta i suoi devoti e gli fa dire quanto ciò lo renda felice. Siccome noi pensiamo sempre a Kṛṣṇa come il rasa-raj, il re del raja, come akhila-rasāmṛta-mūrtiḥ, l’estasi personificata. Ma come deve essere vista dal suo lato?
Cosa hanno fatto?
Quando le donne di Mathurā videro Kṛṣṇa che veniva a Mathurā da Vṛndāvana, e avevano sentito parlare di Kṛṣṇa ed ora lo vedono veramente:
Gopyas tapaḥ kim acaran yad amuṣya rūpaṁ
lāvaṇya-sāram asamordhvam ananya-siddham
dṛgbhiḥ pibanty anusavābhinavaṁ durāpam
ekānta-dhāma yaśasaḥ śriya aiśvarasya
(ŚB 10.44.14)
È interessante che in tutti questi versi, loro continuino a chiedere: «Cosa hanno fatto loro? Cosa ha fatto Nanda Maharaj? Cosa ha visto? Cosa hanno fatto i pastorelli?». Ogni volta che lo dicono è come una specie di tapasya, penitenza o austerità, ma non lo è, o almeno nel senso convenzionale. È tutta una questione di cuore. Come questa sorta di cuore, amore ed affetto evolve. Ma queste donne, subito dopo aver visto Kṛṣṇa, è interessante vedere come immediatamente i loro pensieri vadano alle vraja-gopi. Perché, loro pensano, appena vedono Kṛṣṇa e lo vedono per un momento - lāvaṇya-sāram asamordhvam ananya-siddham -, dicono come non ci sia niente che potrebbe essere più perfetto della bellezza di Kṛṣṇa. Lāvaṇya-sāram significa “la crema” di tutta la bellezza, "la crème de la crème" della bellezza.
Loro pensano: «Quelle gopi, lo vedono tutto il tempo. Cosa hanno fatto?». Gopyas tapaḥ, che tipo di tapaḥ hanno fatto? Ed a seconda del livello di rinuncia che mostrano i devoti – come esemplificato dai Gosvami di Vṛndāvana: Raghunatha dasa Gosvami, Rupa, Sanatana, ecc.
Vorrei solo ricordare che è solo per conto dell’assorbimento interiore, si abbeverano interiormente con questa inconcepibilmente meravigliosa sostanza nettarea, scrivendo sulla bellezza di Kṛṣṇa, i passatempi di Kṛṣṇa sugli scambi amorosi con i devoti. Loro hanno bisogno del minimo necessario per consentire al corpo di continuare a funzionare. Non è l’inverso: non è che attraverso la privazione dei sensi loro raggiungono l’elevazione spirituale. Non è così, è l’inverso: per la loro profondità spirituale ed assorbimento, ignorano l’esterno. Come le gopi quando sentono il suono del flauto di Kṛṣṇa, corrono da Lui in tutta fretta vestendo le magliette al rovescio, indossando orecchini alle caviglie e tutto è al rovescio e loro corrono da Kṛṣṇa e si dimenticano di tutto il resto. Se proprio pensano a queste cose, è per farsi belle per Kṛṣṇa e renderlo felice.
Trascrizione e traduzione tratta dal video:
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