La noia di vivere nel 21esimo secolo.
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Non so voi, ma a me i tempi morti mi distruggono. Aboliamo i downtime.
La nostra generazione, la mia generazione è troppo abituata a ricevere continuamente stimoli dell'esterno. Sempre più stimoli, nella più svariate forme. La quotidianità ci rende piatti, assopiti. L'ovvietà è qualcosa che non vogliamo più sperimentare.
Come diceva il buon Søren Kierkegaard, il mondo da gli occhi di un esteta può essere visto come un parco giochi, come uno spettacolo da godere che però, prima o poi, tenderà ad annoiare. Siamo la generazione degli esteti. La completa indifferenza verso qualsiasi valore morale. L'Io al centro dello spazio. Adesso lo spazio digitale.
La noia è qualcosa che accompagna l'uomo dal primo giorno della sua esistenza. Per Heidegger è uno tra gli "stati d'animo fondamentali". Perché fondamentali? Perché la noia dovrebbe permetterci di avere un visione lucida successivamente dei nostri obiettivi. "Cosa posso fare per non annoiarmi?".
Tuttavia, la noia di vivere nel 21esimo si è eclissata sotto il mero "tempo perso". Mi spiego meglio con un esempio pratico: si passa mediamente 50 minuti al giorno davanti ai social network. Passiamo più tempo su facebook rispetto a quanto in media leggiamo (circa 19 minuti di media). Passiamo più tempo a postare le foto su Instagram rispetto a quello che utilizziamo per "socializzare" ( circa 4 minuti di media).
Inoltre, gli stimoli dati dalla rete sono nettamente più forti di quelli che i nostri nonni avevano ai loro tempi. Passando il dito su uno schermo a cristalli liquidi possiamo attraversare oceani, montagne, Stati. Certamente questo è un bene, ma è solo virtuale.
E questo tenderà sempre a crescere.
Che fare? Provare ad amare la noia, percepirla come qualcosa che ci può far crescere. Basta trovare soluzione semplici, digitali ed immediate.
Odio non amare i tempi morti.