Israele e la Legge Stato-Nazione ebraica, o di come un popolo per affermare la propria identità dimentica la propria Storia.
La nemesi storica del popolo ebraico ha probabilmente toccato la vetta più alta con la recente approvazione da parte della Knesset, il parlamento monocamerale israeliano, della sedicente Legge Stato-Nazione ebraica.
Gli ebrei, non è certo pleonastico ricordarlo, sono stati sempre perseguitati e umiliati nel corso della loro storia. Trattati come cittadini, anzi esseri umani di serie B, venivano spesso perseguitati per il loro credo, reclusi in ghetti, non avevano possibilità di far parte della vita politico-sociale dello Stato (o Regno, Nazione, ndr) in cui si trovavano e la loro libertà era costantemente attaccata e umiliata da leggi che la limitavano.
Tutto questo è durato per circa duemila anni, più o meno fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Da allora, da quando per un senso di civiltà e vergogna -diciamo così, senza tirare in ballo interessi geo-politici ed economici- gli Stati vincitori, quindi l’Occidente, hanno concesso ai sopravvissuti dell’Olocausto la possibilità di avere un territorio da considerare casa, le vittime per eccellenza si sono trasformati in spietati carnefici. Hanno cacciato i palestinesi, novelli agnelli sacrificali, dalle loro case, espropriandoli dei loro possedimenti e dei loro averi, li hanno rinchiusi in dei ghetti moderni e li hanno privati di quasi ogni diritto, soprattutto di quello più umano e fondamentale che è il diritto alla felicità. Per fare un esempio, è come se voi aveste una casa di quattro camere cucina ripostiglio e bagno e all’improvviso qualcuno che ha forza e potere a cui non potete ribellarvi, decide che una delle stanze, compreso tutto ciò che contiene, non è più vostra ma di altri che non si sapeva dove metterli. Anche se in qualche modo potreste farvene una ragione e accettare tale sopruso, non finisce qui. Perché i nuovi occupanti non solo non chiedono scusa per l’intrusione, non collaborano per creare le basi per una vita comune, ma pian piano occupano tutte le altre stanze, vi relegano nel ripostiglio, limitano il vostro uso di cucina e bagno e non sono neanche contenti! Vorrebbero che voi lasciaste a loro tutta la casa e se proprio non sapete dove dovete andare, morite che è meglio.
Ciò che fa soprattutto specie, antropologicamente parlando, è come proprio da chi ti aspetteresti avversione totale verso i ghetti, le leggi razziali e l’oppressione su base religiosa-etnica, vengano proprio gli esempi più crudeli di un ritorno ad un passato buio fatto di segregazione e volontà di eliminazione sistematica di un popolo considerato inferiore.
L’apoteosi di questa nemesi storica -o dimenticanza storica o proprio avversione alla Storia- è, appunto, la recente promulgazione della legge che sancisce la superiorità degli ebrei, in Israele, rispetto ai cittadini non ebrei, arabi in primis, ma anche cristiani, buddhisti, laici e chi più ne ha più ne metta.
Ecco alcuni punti di questa legge che potrebbero essere eufemisticamente definiti controversi.
Il comma 2 prevede che l’unica bandiera dello stato di Israele è quella con la stella blu di David nel mezzo (sembra una cosa banale, vedremo successivamente perché può essere preoccupante).
Comma 4: La lingua ufficiale è l’ebraico. Prima lo era anche l’arabo (ndr), che viene declassato a “lingua consensita”. Ciò vuol dire che mentre prima, per fare un esempio, anche l’arabo veniva insegnato a scuola, ora non sarà più un dovere. Mentre prima un palestinese poteva usare l’arabo per difendersi da un’accusa qualsiasi, ora dovrà farlo esclusivamente usando l’ebraico.
Comma 7: “Lo Stato considera lo sviluppo di insediamenti ebraici come valore nazionale e agirà per incoraggiare e promuoverne l’insediamento e il consolidamento”. Riguardo questo ultimo punto è interessante notare come anche il presidente di Israele e alcuni esponenti della destra ebraica -che ha votato la legge- si siano opposti, giudicandola una norma razzista, lesiva dei diritti umani e che legalizzerebbe, di fatto, un regime di apartheid nei confronti degli arabi-palestinesi.
Sarebbe interessante sapere se i promulgatori di queste norme fossero a conoscenza di leggi molto simili promulgate nel 1935 a Norimberga, le cosiddette Nürnberger Gesetze (Leggi di Norimberga).
Domanda retorica...
Vediamo anche in questo caso alcuni punti fondamentali.
La cosiddetta “legge sulla cittadinanza del Reich” prevedeva la divisione della popolazione in "cittadini del Reich", cioè cittadini di sangue tedesco o simile e semplici appartenenti allo stato, definiti "membri di razze estranee", ovvero sudditi. Non vi ricorda qualcosa? Quello che è preoccupante non è tanto il sancire che i cittadini del Reich sono solo i tedeschi o i cittadini di Israele sono solo gli ebrei, ma le conseguenze di queste decisioni. Nei decreti attuativi successivi alle Leggi di Norimberga, i cittadini ebrei tedeschi persero gradualmente ogni diritto: fatti intollerabili prima di quelle leggi come licenziamenti su base razziale, divieto di svolgere funzioni e lavori pubblici, perdita di diritti sanitari e sociali, schedatura, ecc.. vennero sanciti nella Costituzione tedesca e trovarono “fondamento giuridico” proprio nella legge che sanciva la superiorità dei tedeschi sugli altri cittadini.
Altra legge che ci ricorda qualcosa è la” legge sulla bandiera del Reich”. Essa sanciva che la croce uncinata al centro fosse il simbolo della Germania nazista e che agli ebrei era vietato esporre tale bandiera, ma potevano esporre simboli giudaici. Questa legge, apparentemente banale, serviva a punire chiunque oltraggiava la svastica, ad esempio strappandola o bruciandola. Serviva a ciò che meglio sapevano fare i vili nazisti: incutere odio e paura. Ciò è tremendamente e tristemente simile alla recente norma approvata in Israele.
Un’ultima considerazione su un argomento che meriterebbe pagine e pagine di discussione e commenti. Chi considera i tedeschi che vivevano al tempo del Terzo Reich come degli ottusi e disumani razzisti, sbaglia. Questa definizione poteva essere applicata ai nazisti e ai loro più o meno impliciti sostenitori, ma non ai tedeschi tout court tra cui, seppur in minoranza, c’era chi avversava le scellerate leggi razziali di Norimberga considerandole il preludio, come poi effettivamente avvenne, di un’escalation della barbarie. Allo stesso modo le accuse di razzismo, oppressione e intolleranza non possono essere rivolte agli israeliani o agli ebrei in quanti tali, perché anche in Israele e tra le comunità ebraiche c’è chi, seppur in minoranza, si rende conto della scelleratezza di tale leggi e di ciò a cui possono portare.
Come c’era un modo per definire i tedeschi che approvavano le leggi razziali, cioè nazisti, c’è un modo per definire chi approva le leggi sulla supremazia ebraica. Essi sono i sionisti e la loro somiglianza con i nazisti è tanto incredibile quanto sconcertante.
Quanto detto nulla ha a che fare con l'antisemitismo. La memoria delle leggi razziali naziste e fasciste e dell'Olocausto dovrà sempre fungere da monito all'umanità intera e ciascuno deve essere libero di professare qualunque credo in qualunque posto egli desidera.
Che fare, dunque, se si ha a cuore il destino di un popolo oppresso ed emarginato come quello palestinese, allo stesso modo di chi, fortunatamente, aveva a cuore durante il nazismo il destino degli ebrei, oppressi ed emarginati?
Come per contrastare l'apartheid sudafricano si boicottarono i prodotti di quel Paese, come per salvare le foreste asiatiche bisogna boicottare l'olio di palma, per tentare di dare un segnale di civiltà nei confronti di Israele una delle armi in nostro possesso è il boicottaggio dei prodotti israeliani. Non è bello, non è facile, ma forse può servire a dare una scossa e un sostegno a chi, dall'interno stesso di Israele, ha come obiettivo la pace e la solidarità e non l'odio e il razzismo.
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