La sognatrice

in #ita6 years ago (edited)

Barbara era sicura che quella sarebbe stata la sua estate.
Aveva appena terminato la seconda liceo scientifico, promossa con ottimi voti. La prima della classe, con grande soddisfazione di sua madre, ma a lei importava fino a un certo punto. Ovvero: teneva allo studio, ma c’era anche il resto. Le amiche, le feste in casa quasi tutti i sabati e poi … l’amore. Per il momento, per la verità, era solo la speranza d’amore. Si era innamorata a sola già diverse volte, mentre Francesca, la sua migliore amica, aveva un ragazzo fisso già da un anno, mentre Carolina, la seconda compagna preferita, ne aveva già cambiati un paio. Lei invece niente. Eppure non le sembrava di essere brutta.
Forse non troppo alta, ma proporzionata e con un visetto dai lineamenti regolari, occhi azzurri brillanti.
Francesca la chiamava “la sognatrice”.
“Peccato che non ti chiami Alice – le diceva – avrebbe fatto rima, Alice la sognatrice e comunque sempre nel paese delle meraviglie”.
“Già già – continuava Carolina – tu vivi in un mondo tutto tuo, cara. Poesie, libri, canzoni. Ma la vita non è così”. E si accendeva una sigaretta, con l’atteggiamento a donna vissuta.
Lei sì che aveva successo con i ragazzi. Non era solo molto bella, ma anche sveglia e disinvolta, non le mancava mai la battuta, la risposta era pronta e generalmente sagace.
Barbara, invece, navigava in una timidezza mista a paura che certo non la rendeva particolarmente socievole.
Ma stavolta, pensava, era il suo momento. L’estate del ’71 le avrebbe portato nuove esperienze e, soprattutto, un fidanzato.
Aveva puntato gli occhi su uno di quinta, compagno di classe del ragazzo di Francesca. Stavolta non si era infatuata del solito fighetto, ma aveva guardato oltre l’aspetto meramente fisico.
Non che Gianni fosse brutto, tutt’altro, era alto e piuttosto slanciato.
Portava occhiali spessi che gli davano un’aria intellettuale sotto a una folta e riccia capigliatura ribelle di colore castano.
Anche lui era il migliore della sua classe, si era appena diplomato col massimo dei voti e a ottobre si sarebbe iscritto a ingegneria.
Le piaceva proprio e lui non sembrava indifferente, era sempre molto gentile, avevano spesso scambiato qualche opinione su libri e film.
Insomma, proprio un bel tipo, il suo tipo.
Le sue amiche la ascoltavano mentre, seduta sul terrazzo di casa sua, magnificava le doti di Gianni. Perché bisogna dire che la parola non le mancava quando era in confidenza. Solo che poi, se le interessava qualcuno, si bloccava. Con le due ragazze, però, si frequentavano da sempre, erano abituate a dirsi tutto, anche se Carolina e Francesca avevano storie reali da raccontare e invece lei, fino a qual momento, parlava solo di sogni.
Quel giorno, luminoso e caldissimo, di fine luglio, le si era proprio sciolta la lingua e parlava, parlava…
A un certo punto, però, ebbe la sensazione di cogliere sulle labbra di Carolina un sorrisetto ironico.
Ma forse si sbagliava. Perché avrebbe dovuto ridere di lei?
La radio suonava la canzone cult dell’estate, un vero tormentone.
“Che ne sai tu di un campo di grano, poesia di un amore profano, e del sole che trafigge i solai che ne sai”. Lucio Battisti, il suo preferito.
“Insomma, ragazze, che ne pensate, ce la farò a mettermi con Gianni?”
“Penso di sì, forse – rispose Francesca – però, ti devi sciogliere un po’, sorridere di più. Sei sempre soprappensiero, ai ragazzi sembri molto bambina. E poi ti devi vestire in modo da valorizzarti. Sempre quelle gonne al ginocchio o quei vecchi jeans, ci vuole qualcosa di più moderno, più … seducente”
Ecco: seducente. Quello che lei non era, pensò tristemente.
“Via, dai – intervenne Carolina- Per la festa di sabato a casa di chiara, anzi nel giardino, ti aggiustiamo noi e andiamo anche a comprare qualcosa di nuovo e più attillato di ciò che porti sempre. Sembri dell’esercito della salvezza”
Così, quello stesso pomeriggio, Barbara e le amiche andarono a rinnovare il guardaroba (almeno in parte) in vista della festa tanto attesa, dove ci sarebbe stato di sicuro Gianni e allora …
La scelta delle ragazze cadde su un paio di shorts neri con un cuore giallo su un lato abbinati ad una maglietta aderente anch’essa gialla.
Barbara si guardò allo specchio e dovette ammettere che faceva la sua figura. Certo, un po’ troppo scoperta, secondo i suoi canoni, ma, come diceva Carolina, “Chi non mostra non vende”.
Seguirono tre giorni di preparativi, prove del trucco, prove dei sandali, anch’essi nuovi e col tacco.
Il venerdì Barbara fremeva. Le tornava in mente una canzone di qualche anno prima, molto famosa. Lei era alle elementari e la cantavano tutti, perché era la sigla di un noto programma TV, Bandiera gialla.
“Sì, questa sera è festa grande, noi scendiamo in pista subito, e se vuoi divertirti vieni qua, e ballerai, finchè vedrai sventolar bandiera gialla”.
Ecco, stavolta non avrebbe sventolato la bandiera gialla, ma la sua aderente maglietta color canarino sarebbe stata notata da tutti in quella fatale serata e soprattutto da Gianni che le avrebbe chiesto di ballare e poi, magari, sarebbero andati a fare una passeggiata sul mare, molto romantica, e si sarebbero baciati…
Esprimeva questi pensieri a voce alta, in presenza delle due amiche del cuore.
“Eccola – fece Francesca – sei nuovamente partita!”
Lei si rabbuiò.
“Che vuoi dire?”
“Che sei poco concreta, mi sembri una bambina, davvero. Non fare questi programmi, servono solo a gasarti e farti emozionare troppo al momento opportuno. Devi vivere più serenamente certe cose, essere più sciolta”.
Sì- pensava Barbara – dice bene lei. Non mi sono mica fatta da sola. Arrossisco, mi confondo, ammutolisco. Che disdetta. Ma stavolta no.
Con questi shorts e soprattutto con la sua favolosa maglietta gialla, non ci sarebbero stati problemi. Un vero talismano.

Il portafortuna di cui sopra non funzionò granchè, però.
La notte tra venerdì e sabato, Barbara si svegliò in preda a un tremore intenso e brividi di freddo.
Sua madre accorse sentendola piangere.
Aveva la febbre quasi a 40 e un mal di testa terribile.
La mattina dopo era letteralmente in catalessi e le era comparso inoltre un esantema in tutto il corpo.
Il medico di famiglia, chiamato dai suoi preoccupatissimi genitori, diagnosticò il morbillo.
In effetti il fratellino di Francesca, a casa della quale si recava spesso, si era ammalato di recente. La sorella e Carolina avevano già avuto il morbillo, ma Barbara no. Così, essendo stata più volte a casa dell’amica nei primi giorni della malattia del bambino, era stata contagiata e adesso, invece che alla festa, doveva rimanere lì, nel suo letto di dolore, a piangere pensando che anche stavolta non avrebbe realizzato il suo sogno (d’amore?).

Febbricitante e anche un po’ confusa, trascorse la sera del sabato tramortita e sudatissima, mentre sua madre le faceva pezzette fredde.

Immaginava le sue amiche, bellissime e fidanzate, che ballavano nella penombra del giardino di Chiara ; immaginava Gianni che invitava a ballare un’altra e con lei passeggiava romanticamente ; immaginava … No, meglio non immaginare più – pensava – altro che talismano.
“Mamma – diceva lamentandosi – la mia maglietta gialla… La puoi usare come bandiera, hai visto come le navi quando c’è un’epidemia a bordo, issano bandiera gialla…”
“Ma che dici, tesoro, su, cerca di riposare”
Barbara, sempre più bollente di febbre e sempre meno lucida, pensava al suo seducente completino con disperazione…
“Maglietta gialla, bandiera gialla” blaterava.

Ci volle una decina di giorni perché si riprendesse del tutto da quella botta, cioè dal morbillo, ma anche dalla nefasta conseguenza da questo causata.

Stava un po’ meglio, ma ancora in convalescenza, quando Francesca andò a trovarla e le disse : “Ti devo dire una cosa”.
Barbara si preoccupò. La sua amica era particolarmente seria.
“Carolina e Gianni si sono messi insieme”.
Colpo al cuore romantico e sedicenne di Barbara.
“Cosa? Ma non stava con Carlo?”
“Già. Ma erano in crisi e alla festa … si sono piaciuti…”
Barbara era furibonda.
“Senti- aggiunse Francesca- Non hai ragione. Tra te e Gianni non c’è mai stato niente se non le tue fantasie. Vedi che è come dico io , sei una sognatrice, svegliati”.

Così, in quell’estate torrida del ’71, non solo Barbara non si fidanzò, ma perse anche le sue due amiche e, infine, decise di buttare la bella maglietta che, anziché ricordarle una festa attesa, era il simbolo di quel morbillo intempestivo.

Però, dopo questi eventi, Barbarina si svegliò un po’ e con l’autunno arrivarono piacevoli novità.
La vita vera stava appena cominciando.

FINE

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