Un matrimonio del dopoguerra
I miei zii, Alfredo, detto anche il Conte Pelo, e Tosca, detta Nidia, si sposarono il 29 luglio del 1944.
Precisiamo che "Conte Pelo" era un soprannome successivo che gli amici del bar La Vasca dettero a mio zio a fine anni '40, mentre Nidia si chiamava in realtà Tosca, perchè, poco prima della sua nascita, mia nonna aveva visto La Tosca e le era piaciuta. Poi, però, mio nonno era tornato dal fronte (prima guerra mondiale) ed aveva deciso che il nome non gli piaceva.
Pertanto,l'avevano sempre chiamata Nidia, nome che il nonno aveva sentito a Trieste.
Comunque, gli zii si erano conosciuti poco tempo prima, il primo maggio, ad un posto di blocco, in maniera piuttosto rocambolesca. Era scoppiato immediatamente l'amore e, dato che c'era un senso di precarietà diffuso, non avevano posto tempo in mezzo ed avevano deciso di sposarsi.
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Grosseto, all'epoca, era piena di macerie dei recenti bombardamenti, insieme si vivevano i lutti per le tante vite perdute, ma anche sollievo per la fine di un lungo incubo.
Però, raccontavano gli zii, non c'era niente. Negozi solo di alimentari e per lo stretto necessario.
Abiti pochi. Mia zia voleva il vestito bianco e l'unico che riuscì a reperire fu di lana leggera e lei lo indossò anche se faceva molto caldo.
Andarono in duomo a piedi e così tornarono.
Pranzetto domestico e fine della festa. Viaggio di nozze neppure a parlarne.
L'unico regalo che ricevettero fu un paio di guanti che una loro amica aveva reperito nel negozio di suo padre, dove ancora era rimasto qualcosa da vendere.
Certo, ora sarebbe impossibile pensare ad una cerimonia così spartana. D'altra parte, erano tempi di essenzialità, tutti si ritenevano fortunati di essere ancora vivi.
E poi, in fondo, per matrimonio si intendeva il semplice fatto di sposarsi, tutto il resto era superfluo, ridondante.
Adesso a me pare che si sia passati all'estremo opposto : wedding planner, almeno un anno di preparativi, addio al nubilato/ celibato (spesso di dubbio gusto) , feste che costano decine di migliaia di euro, liste di nozze impegnative.
Forse ci vorrebbe una via di mezzo, ovvero una sostanza che avesse anche un po' di forma, ma non eclissata da quest'ultima.
I miei zii non ebbero figli, ma rimasero insieme per sempre e sono stati per me una sorta di vice-genitori , particolarmente attenti ed affettuosi.
Per questo, ogni anno, a fine luglio, ricordo il loro matrimonio post-bellico e sorrido insieme al loro ricordo.
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Storia bellissima e concordo in pieno! Ora molti hanno perso di vista il vero significato del matrimonio e trovo volgari gli addii a nubilato e celibato a cui sono molto contraria. Se ti e' capitato di leggere uno dei miei due post sul mio matrimonio avvenuto l'anno scorso, abbiamo organizzato tutto all'insegna del risparmio e non dello sperpero, perche' la cosa principale e' il sacramento che si riceve e a noi quello importava!
esattamente! va ridato il giusto significato alla parola "matrimonio" che non coincide con feste, libagioni e sprechi
Tempo fa facevo delle osservazioni simili sul matrimonio, ormai mi sembra che sia diventato uno show, ostentazione e poca sostanza, quindi ti do ragione e questa tua storia mi sembra essenziale e romanticissima, cose che davvero è difficile immaginare al giorno d'oggi, pur essendo vere e appartenendo ad un passato recente, tutto sommato.
L'osservazione interessante che mi è stata fatta è che in un periodo di profonda crisi culturale, ovvero quello che stiamo attraversando, unita ad una crisi economica, il matrimonio diviene modo preferito per una sorta di affermazione di status, per cui è importante che abbia grande eco e sia abbondante, eccessivo, in grande.
Apprezzo soltanto l'intelligenza tattica di chi ha capito che il matrimonio poteva diventare un grande business ed ha avviato attività e imprese correlate (wedding planner, catering dedicati, ecc); imprenditori saggi e lungimiranti, finché dura.
Personalmente, coltivo il sogno di sposarmi in segreto in spiaggia, con le persone che amo veramente e in modo sobrio e discreto. Vedremo se sarà possibile!