RE: Regole chiare amicizia lunga
Eccoti tornato @anedo e come sempre ci stuzzichi con teorie e ragionamenti che non fanno una grinza.
Ho assistito anche alla discussione fatta in chat e tra uscite fuori luogo, precisazioni e posizioni diverse credo che in fondo quasi tutti abbiano dimostrato al tempo stesso maturità e ostracismo.
Quello che dici è vero e fuor di metafora ho capito chi sarebbe nikon nel caso della comunità italiana.
Io la penso come te, tanto è vero che nonostante io possa avere o meno un ruolo nell'ambito di una delle community italiane ho sempre auspicato collaborazioni, capacità di ascoltare e interagire.
Il problema che però non emerge in questa ottima riflessione è che in un giochino come steemit cosi come in qualsiasi azienda c'è da trovare un equilibrio tra VP, soldi, tempo, risorse e sogni, progetti, idee.
Questo equlibrio è più facile trovarlo strutturando una grande comunità (azienda) che abbia progetti satellite con vari owner, con specifiche risorse ecc o è meglio che ognuno faccia il proprio percorso senza ne pretendere ne sentirsi pretendere alcunchè da nessuno?
La strada per nuove relazioni è tutta li a mio avviso.
Auspicabile e condivisibile certo ma bisogna anche far tornare i conti.
Fuor di metafora non mi riferisco a un gruppo in particolare (anche se l'ispirazione è quella che hai capito), perché queste difficoltà sono molto comuni, le avverto anche in piccoli gruppi di professionisti (con cui sto avviando un confronto).
Rispetto alla domanda:
Penso che la prima ipotesi potrebbe funzionare (e sarebbe l'ideale) nel caso in cui ci sia già una nuova cultura (di relazioni e di confronto), mentre in questa fase ibrida penso che personalmente sceglierò la seconda strada provando parallelamente a cercare di favorire (ma vale anche per me) una nuova cultura del lavoro (forme collaborative innovative in modelli di business molto vari).
Ecco.
Ci troviamo ancora una volta daccordo con la teoria ma poi la pratica ci porta da un'altra parte.
Il rischio è che si disperdano voti, risorse, idee.
Il vantaggio è che ognuno potrà essere artefice del proprio destino, senza alibi, senza scusanti e senza dover dire grazie a nessuno se non a se stesso.
Ma come vedi cosi facendo viene meno quella ricerca di una nuova cultura che auspicavi.
E' un gioco perverso a cui tatti giochiamo in fondo.
Sì, è un po' così, ma se si avvia in pratica un percorso e non siamo ancora preparati, quasi sicuramente fallirà, come accade in molti progetti (tanta energia messa in campo che al massimo favorisce una persona o un piccolo gruppo). E non è sempre colpa della persona o del gruppo che se ne avvantaggia.
Ma non bisogna mai abbandonare (anzi sarà proprio il contenuto dei miei progetti editoriali) il tentativo di proporre nuovi modelli culturali (non organizzativi: l'organizzazione, le regole e i ruoli vengono dopo, sono al servizio dell'approccio e degli obiettivi culturali).