Quando la giornata comincia male, può solo che peggiorare.
Metti un colloquio di lavoro, l'unico da 6 mesi, a Torino, nel giorno più piovoso della settimana.
Metti un paio di disavventure a random e la giornata amarezza e sciagura è servita.
Piove da una settimana sui cieli del Piemonte, l'unica cosa che vorresti fare e chiuderti in casa e cercare di sopravvivere con ciò che trovi nel frigo: un limone, uno spumante, del pollo e da qualche parte sai di avere anche delle verdure, forse nel freezer.
Ti squilla improvvisamente il telefono.
Strano, non ti cerca mai nessuno se non i soliti call center, a cui rispondi otto volte “pronto?” e dall'altra parte il silenzio che nemmeno quando entri in chiesa.
Rispondi con tono severo, questa volta non è il call center, vogliono darti un appuntamento all'agenzia del lavoro per il pomeriggio perchè “stanno cercando te”.
Oddio, pensi, se stanno cercando proprio me, farò in modo di essere a Torino per le 15, come richiesto.
Sono le 10, posso farcela, si tratta solo di prendere un pullman, il treno, il tram e fare qualche passo. Posso farcela. Devo farcela. Stanno cercando me.
Salgo in macchina, sono già completamente bagnata e fuori piove a secchiate, pure qualche tuono e lampo ad accompagnare. Poso l'ombrello, forse più sul sedile che per terra e noto che il sedile si sta bagnando moltissimo. Cerco di toglierlo da lì e di fare in modo che l'ombrello non arrechi ulteriori danni ma, ecco che nella fretta lo apro.
Momento imprecazione.
Tento di chiuderlo, ma una stecca si incastra sotto il sedile e “tira de qua, tira de là...”, si rompe.
Momento imprecazione due.
Niente paura! Ho sempre l'ombrellino nella borsa.
Arrivo finalmente in stazione con il pullman.
Saluto l'autista con garbo e lui con altrettanta gentilezza mi avvisa: “stia attenta a non scivolare, i gradini sono bagnati”.
Non faccio in tempo a ringraziare che scivolo leggermente, non tanto da cadere ma quanto basta per sembrare una ballerina di hip hop e il cellulare mi cade a terra. Pezzi ovunque.
Momento imprecazione tre.
Recupero e ricompongo quel che rimane del mio telefono e controllo il funzionamento. Si accende, perfetto. Lo schermo è crepato, è saltato via un angolo ma, non importa; presto avrò un lavoro e ne comprerò uno nuovo.
Finalmente sono sul treno per raggiungere Torino e mi rilasso un po' e studio frasi ad effetto per conquistare il mio interlocutore ma, tanto non ce ne sarà bisogno “stanno cercando me”. Ripeto come un mantra.
Mi dirigo verso la fermata del 4 appena fuori Porta Nuova e dato che piove ancora, tiro fuori dalla borsa il mio super ombrellino rosso e... “ahi!” sento.
Chiudo l'ombrello e capisco di averlo appena aperto in faccia ad un venditore di ombrellini.
Sono mortificata, mi scuso, non l'ho fatto apposta ed accetta le mie scuse, ma sentendomi in colpa, gli compro un ombrellino. I suoi sono più carini, a pois bianchi su sfondo rosso, ci vuole un po' di allegria per queste giornate uggiose.
Saluto il ragazzo e ricomincio senza ulteriori distrazioni la mia camminata sicura verso la fermata, quando un pullman mi passa a fianco, sfrecciando sulla pozzanghera a pochi passi da me.
Capite bene che essendo una settimana di costante pioggia, la pozzanghera non era uno sputo di un lama, ma un lago di Viverone ed è così che mi ritrovo pantaloni e borsa bagnati.
Momento imprecazione quattro.
Mi pulisco in tutta fretta come posso e finalmente tra il tram e i quattro passi, arrivo a destinazione un po' malconcia.
Prima di aprire la porta mi ripeto ad alta voce: “stanno cercando me” ed entro convinta.
Inutile negare, il colloquio non è andato come speravo, cercavano me ed altre 100 persone come me. Come me, inizio a sospettare, non sia proprio una fortuna.
Chiedo se posso fare una chiamata, il mio telefono non ha ancora ripreso totalmente i sensi. Comunico a mia mamma di aver terminato e le chiedo di venire a prendermi in stazione, almeno mi evito il passaggio bus del mio personalissimo viaggio della speranza e le comunico anche che il treno parte da Torino alle 16.54.
Esco dall'ufficio e raggiungo di corsa il tram.
Sono le 16.20.
Sono sul tram stipata tra uno scatarratore seriale, un bambino che strilla ed una vecchia che non riesce a stare molto in piedi e mi pesta in continuazione il piede. Ma, come direbbero a Roma: “che je voi dì?”. Nulla.
Procediamo così per una mezz'oretta.
Arriva la mia fermata. Inizio a chiedere prima gentilmente permesso, poi con un po' di veemenza, poi grido.
Nessuno si sposta e sono le 16.50. Ho 4 minuti per prendere il treno ma, quando una giovane sgangherata incontra la vecchia impalata davanti alla porta, la giovane sgangherata è una giovane sgangherata impazzita.
Sposto la nonnina di peso ed inizio a correre sotto la pioggia, senza ombrello, anzi con l'ombrello ma chiuso, la borsa ed il mio momento di gloria lo affronto con i tacchi.
Incidentalmente nella corsa, colpisco con l'ombrello un signore di passaggio che mi insulta, chiedo scusa e continuo la corsa folle al treno, che è ormai l'unico scopo di questa giornata infernale.
Binario 13.
Non c'è nemmeno il tempo di chiedersi perchè hanno cambiato binario, dato che è sempre al 20 e così sarebbe stato più vicino a me.
Timbro. 16.53.
Salgo sul treno, si chiudono le porte dietro di me.
Sono scoppiata ed ho il cuore in gola.
Foto dell'autore
Dopo questa giornata spero di godere almeno di un momento di gioia, c'è la partita Real-Juve.
Decisamente non poteva finire peggio.
Momento imprecazione cinque.
Prima di addormentarmi, ringrazio il mio cuore per non aver ceduto e le mie caviglie per non essersi rotte nella corsa più pazza del mondo e, tutto sommato, sorrido.
Il treno l'ho preso.
Ahahahhaha quando si dice la sfiga, eh!
Si accanisce ci sta poco da fa. E i guidatori che non rallentano alle pozzanghere meriterebbero un girone dell’inferno dantesco!
Per fortuna che le giornate così...passano!
passano e ci ridi po su ;)
Dopo tutto questo come minimo ti devono assumere!!!
ahahah! Non credo, però grazie ;)
Buonasera vicina del vercellese!quando gira male poi tutto il giorno va cosi per lo meno a me quando la sfiga comincia non smette piu'.
Ciao vicina! per fortuna la giornata passa e il giorno dopo sembra ritornare tutto nella norma...