SIERRA STORYTELLING: DADT

in #ita5 years ago (edited)

Questo racconto è stato scritto e pensato come partecipazione al neverendingcontest di @spi-storychain

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Tema: La fuga
Ambientazione: Trincea prima guerra mondiale
proposto da @kork75

Manco da un po’ da questo progetto e me ne scuso, ma l’ispirazione erotica non sempre riesce a tradursi in un breve racconto a tema, soprattutto quando la vita prende il sopravvento e la settimana vola. Però non ho saputo resistere alla sfida posta dal tema di @kork75 e mi è sembrato poetico tornare per un saluto proprio sul tema della fuga, che era stato l’ultimo a cui avevo partecipato.

Il racconto che segue è molto liberamente ispirato a una fan fiction slash letta molti anni fa, che ho provato senza successo a cercare. Per gli intenditori, si trattava di una Drarry. Non ho trovato quella che ricordavo, ma pare il tema del Secret Santa sia molto in voga nello slash.

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Pixabay

Il soldato semplice Andy Stuart era un giovane uomo dal fisico imponente e dai modi decisi. Disciplinato e diretto, era certamente un ottimo soldato, ma sarebbe probabilmente stato un ancor migliore ufficiale se non fosse che gli incarichi di responsabilità venivano abitualmente attribuiti a uomini con miglior lignaggio di lui. Nato e cresciuto in campagna, Andy Stuart aveva affinato muscoli e resistenza fisica nella fattoria del padre ed era altresì equipaggiato con una più che salutare visione della vita e della morte che gli consentiva di sopportare anche il peso morale della trincea più facilmente che altri suoi commilitoni.
Se doveva essere del tutto onesto con se stesso, il Tenente Reynard aveva sempre sofferto un po’ di soggezione nei confronti di Andy e, come suo superiore, si considerava fortunato che il giovane non mostrasse mai alcun segno di insubordinazione.

Frank Reynard apparteneva a una famiglia di ricchi possidenti. Anche lui, come Andy, era cresciuto in campagna, ma a differenza del soldato il ruolo della sua famiglia era sempre stato quello di dirigere il lavoro altrui e non di faticare in prima persona nei campi, giorno dopo giorno dall’alba al tramonto, con il sole o con la pioggia. Il suo fisico asciutto e stanco e il lento logorio che la sua anima subiva ogni giorno in cui si risvegliava circondato dalla guerra ne erano la dimostrazione.
Al momento di arruolarsi contro l’arroganza tedesca, era stato accolto nell’esercito di Sua Maestà come ufficiale e serviva ormai da mesi nel ruolo di Tenente al fronte. Sebbene i suoi turni di guardia fossero più brevi, rispetto a quelli dei suoi sottoposti, non poteva in ogni caso esimersi dal presidiare la trincea affidata alla sua compagnia.

Era la notte del 21 dicembre 1916 quando il Tenente Frank Reynard si trovò a trascorrere il proprio turno di guardia con il soldato Andy Stuart.

A mezzanotte sarebbe arrivato il cambio del Tenente e i due commilitoni avevano trascorso le prime ore assieme in relativa tranquillità, contenti, se non altro, del fatto che non piovesse ormai da un paio di giorni e che le attività belliche fossero sostanzialmente ad uno stallo in quel periodo. Qualche tempo dopo le undici, Andy non sembrava avere alcuna preoccupazione al mondo mentre si accendeva l’ennesima sigaretta. Frank, in compenso, aveva lanciato al soldato occhiate di sottecchi tutta la notte, vergognandosi all’idea di essere stato colto in flagrante quando Andy offrì da fumare anche a lui. Rifiutò forse troppo velocemente.

“È quasi Natale,” osservò Andy distrattamente dopo qualche boccata.

“Già,” rispose Frank, stupito dal commento improvviso. “E nemmeno quest’anno siamo riusciti a porre fine a questa guerra. Avrai qualche giorno di permesso, soldato?”

“No, Signore. Le licenze natalizie non sono alla portata dei poveri diavoli come me. E Lei?”

“Tre giorni, a partire da dopodomani.” Nel buio Frank sperò che Andy non notasse il suo imbarazzo nell’aver di fatto confermato il vantaggio datogli dal proprio lignaggio. “Forse col nuovo anno potrai avere qualche giorno di riposo anche tu.”

Andy ridacchiò sommessamente.

“Forse,” concesse al superiore.

Seguì qualche altro minuto di silenzio, in cui Frank dibatté con se stesso se arrischiarsi a continuare la conversazione iniziata dal soldato, sollevando un tema che lo preoccupava da giorni.

“E che mi dici di questa cosa dei regali… cosa ne pensi?”

“Ottima idea per il morale, Signore.”

“Hai già portato a termine il tuo?”

“Non ancora, Signore.”

Frank si incuriosì.

“Come mai?”

“Aspetto il momento giusto.”

Frank rifletté che Andy non era certo un chiacchierone e non sapeva più come proseguire la conversazione senza apparire sgarbato. Dopo qualche altro minuto Andy finì la sua sigaretta e sollevò il Tenente dall’incombenza di pensare a cos’altro dire.

“E Lei, Signore? Ha già provveduto?”

“No, io… no, nemmeno io.”

Anche alla fioca luce offerta dal cielo stellato, Frank vide il sopracciglio alzato con fare inquisitivo di Andy. Il Tenente aveva voluto sapere perché Andy non avesse ancora fatto il proprio regalo, perciò non era difficile immaginare si aspettasse che anche Frank rispondesse alla stessa domanda.

“Ecco io… non saprei proprio cosa regalare alla mia persona. Mi ci arrovello da giorni.”

“Da quanto ho sentito, non c’è stata grande fantasia tra gli uomini, Signore. Immagino uno dei tanti servizi già scambiati tra gli altri andrà più che bene, chiunque sia il destinatario.”

Andy non aveva tutti i torti.

Nel tentativo di rallegrare lo spirito delle truppe, il reggimento Cheshire aveva deciso di organizzare un anonimo scambio di doni all’interno di ogni compagnia. Così, agli inizi di dicembre ciascun militare aveva estratto da una scatola il nome di un compagno al quale avrebbe dovuto fare un regalo entro Natale.
In trincea sia la disponibilità che l’utilità di beni materiali velleitari era scarsa, perciò gli uomini si erano per lo più organizzati in modo di donare ai compagni qualche servizio. Un turno di guardia o nelle cucine, la pulizia delle armi, il riassetto della branda per un certo numero di giorni erano stati i regali più in voga e apprezzati e sicuramente anche il Tenente Reynard avrebbe con piacere offerto uno tra questi stessi doni ad un suo soldato, l’avesse ritenuto adeguato.

Il problema era che Frank aveva estratto proprio il nome di Andy Stuart dalla scatola ed era evidente che, per quanto qualsivoglia dono sarebbe stato accolto con un sorriso dal giovane soldato, egli non avesse realmente bisogno di nessuno dei servizi menzionati.
Giovane, forte e abituato agli orari e alle fatiche del lavoro nei campi e con il bestiamo, Andy sembrava non soffrire in alcun modo della costante mancanza di riposo che segnava chiunque altro. Le guardie sembravano non pesargli, in cucina era tra i più apprezzati ed era, per di più, maniacalmente ordinato sia con le armi che con la branda. “Mia madre ha avuto la sfortuna di dare alla luce sei ragazzoni grandi e grossi come me e solo due ragazze: abbiamo dovuto tutti imparare a tenere in ordine almeno le nostre cose o le donne non finirebbero mai di rassettare dietro a noi animali,” era uso spiegare a chi lo canzonasse per questo.

In ogni caso, Frank aveva sempre pensato che Andy avesse qualcosa di profondamente diverso dagli altri, uno spirito più acuto, un animo più profondo. Voleva regalargli qualcosa che lo stupisse e avesse qualche valore, non quello che si donavano tutti. Frank stesso si stupiva di questo suo desiderio, ma era innegabile che Andy fosse un uomo speciale e Frank voleva, sostanzialmente, fare colpo. E forse questa era la sua unica occasione, prima di Natale, di scoprire se ci fosse qualcosa in particolare che desiderava.

“No, non credo, soldato. Un qualunque servizio non sarebbe appropriato.”

“Immagino di no,” convenne Andy. “Non sarebbe appropriato che Lei svolgesse i nostri compiti, d’altra parte.”

“Non è per quello, in realtà.”

“Oh. E qual è, dunque, il problema?”

Frank fu sorpreso dall’aver apparentemente stimolato la curiosità di Andy tanto da farlo voltare completamente verso di lui, avvicinandosi anche di qualche centimetro e poggiando il fianco contro la parete della trincea. Il gesto del soldato apparve tanto genuino da spingere il Frank ad imitarlo e gli uomini si trovarono dunque faccia a faccia mentre il Tenente pensava a come rispondere senza farsi scoprire.

“Non voglio regalare qualcosa di così scontato. È Natale, santiddio, e sopravviviamo in questo fango circondati da morte e sofferenza da mesi. Voi uomini meritate di più di qualche patata in meno da pelare. Tutti ce lo meritiamo.”

“Nessuna obiezione, Signore. Ma temo che qualunque alternativa sia al di là delle nostre possibilità, ora come ora.”

“Hai ragione, ovviamente. Non potrei nemmeno cedere a uno di voi i miei giorni di licenza, anche ritenessi il dispiacere che in tal modo darei a mia madre un sacrificio tollerabile.”

“Solo Sua madre, Signore? Nessuna giovane Mrs. Reynard ad attenderla alla tenuta?”

“Nessuna. E credo rimarrà così almeno fino alla fine di questa dannata guerra. E che mi dici delle Signore Stuart?”

“Una vecchia Stuart e tre giovani, per ora. Ma nessuna maritata con me, temo, e solo l’ultima con un marito al fronte. I miei due fratelli maggiori e i più piccoli per ora sono esentati dal servizio: siamo partiti solo George e io.”

I due uomini rimasero in silenzio, l’uno davanti all’altro, mentre Frank sembrava perso nei suoi pensieri.

“Tu cosa avresti voluto ricevere?”

Andy rifletté un attimo prima di rispondere.

“Oh, non saprei. I miei compiti non mi pesano particolarmente, lo sa. Non avrei voluto che un compagno aumentasse il proprio fardello per me.”

Silenzio.

“Sa cosa mi manca veramente, Signore?”

“Cosa?”

“Il contatto umano.”

“Cosa intendi?”

“La mia famiglia è numerosa e siamo sempre stati molto affettuosi gli uni con gli altri, sia tra adulti e con i più piccoli. Mi manca quel tipo di contatto con gli altri. Qui c’è cameratismo, c’è comprensione… ma non è la stessa cosa. Per non parlare del tipo di conforto che può darti un amante.”

Frank ascoltava interessato il ragionamento del giovane soldato e si trovò d’accordo con lui. La sua famiglia non era così numerosa né, credeva, altrettanto unita, ma era innegabile che l’affetto e la vicinanza di casa fossero tanto lontani da queste trincee quanto la stessa Reynard House.
Prima di rendersi conto di ciò che stava facendo, il Tenente aveva appoggiato una mano sulla spalla del soldato, cercando di dargli un po’ di sostegno. Accortosi del gesto, ne fu imbarazzato ma ritrarre improvvisamente il braccio sarebbe stato peggio.

“Hai proprio ragione ragazzo,” disse dandogli una breve stretta che sperava potesse passare per virile comprensione. “Non l’avevo mai pensata in questi termini, ma ora che mi ci fai pensare ne sento anche troppo il peso io stesso. D’altra parte, il calore e l’affetto sembrano essere prerogativa piuttosto femminile: tra uomini, che ci possiamo fare.”

“Non è del tutto vero, Signore,” rispose Andy con tono tranquillo, fissando Frank dritto negli occhi.

Lo sguardo penetrante del compagno lo distrasse quel tanto che bastò per fargli dimenticare di aver pianificato di lasciare la spalla del ragazzo alla fine del proprio discorso, col risultato che la mano rimase al suo posto. Andy, comunque, non ne sembrava affatto disturbato, il che turbò Frank ulteriormente.
Erano così vicini da sempre? A Frank sembrò improvvisamente che il volto di Andy gli fosse molto più vicino di prima, nonostante fosse certo che l’altro uomo non si fosse mosso. Si era avvicinato lui? Frank era perplesso.

“Non capisco cosa tu intenda, soldato.”

“No?”

Frank ora ne era sicuro: era talmente vicino ad Andy che il suo volto era tutto ciò che vedeva. Il giovane si umettò le labbra carnose e lo sguardo di Frank si abbassò a fissarle. Iniziò a balbettare qualcosa di incoerente, ma Andy lo interruppe.

“Dicevamo, Signore… del Suo regalo?”

“Il mio regalo?” Chiese Frank sempre più confuso.

“Il Suo regalo. Qualcosa di non scontato. Qualcosa che distragga il ricevente dagli orrori della guerra. Anche solo per un momento. Qualcosa che…”

Frank aveva smesso ascoltare dopo le prime parole. Dimentico di tutto, soprattutto di ogni timore o vergogna, continuò ad avvicinarsi ad Andy come in trance. Ormai era chiaro che era stato lui ad avvicinarsi, sin dall’inizio.

Andy stava ancora parlando quando Frank lo baciò.

Non fu un bacio particolarmente profondo, né ricercato. Ma fu certamente intenso. Per non dire scioccante.
Quando, dopo appena pochi istanti, le loro labbra si separarono, i due uomini si guardarono negli occhi. Andy non aveva perso nulla del suo sguardo serafico e del suo buonumore. A Frank crollò il mondo addosso.
Spostò lo sguardo sulla propria mano, che ancora stringeva Andy, e improvvisamente la ritrasse come se il soldato fosse fatto di ferro rovente. Non riuscì più a guardarlo negli occhi e non appena il suo sguardo sfiorò nuovamente le labbra del ragazzo perse ogni controllo.

Farfugliò qualcosa di incoerente e iniziò a indietreggiare, inciampò, quasi cadde ma si resse per miracolo ad una delle travi che puntellavano la trincea. Lanciò un ultimo, disperato sguardo al soldato e si diede alla fuga.

Corse veloce per la scaletta e ancor più velocemente attraversò il campo retrostante, spaventando quasi a morte il collega che arrivava a dargli il cambio, spingendolo a gettarsi a terra terrorizzato, immaginando un attacco imminente.
Fuggì in preda al panico fino a ritrovarsi alla porta della propria stanzetta, che grazie al grado ricoperto era riservata al suo uso esclusivo. Senza darsi nemmeno il tempo di pensare, si tolse gli elementi più ingombranti della dotazione militare e di getto sulla branda, in preda allo sconforto. Il sonno si appropriò della sua mente annebbiata qualche ora più tardi.

Fu solo al mattino seguente, risvegliandosi confuso e con la testa pesante, che trovò vicino alla porta un biglietto, infilato nottetempo sotto la porta. Era una lunga striscia di carta, che il Tenente riconobbe uguale a quella che anche lui aveva estratto dalla scatola dei regali di Natale.
Da un lato il suo nome, Ten. Frank D. Reynard, scritto di suo pugno. Dall’altro una diversa grafia: Immaginavo avesse bisogno di un po’ di incoraggiamento, Signore. Buon Natale.

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When I'm good, I'm really good. But when I'm bad, I'm better.
Mae West

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Grazie di essere tornata. Complimenti per il bel racconto. Saluti Kork75

Bentornata con questo bellissimo e tenero racconto natalizio! Spero che non ci abbandonerai di nuovo!

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