Aprile 1945, la bella sotto i portici di Berlino

Sensi rapiti,
o al servizio,
di vittime ignare,
immerse nei destini dei regni,
nei momenti,
d'amore falsi,
quando la fine dell'uomo sembra voler risuonare,
la sua ultima nota,
mischiando corpi,
morte e piaceri,
silenzi,
in notti di luna piena,
di sangue che si specchia fra le stelle,
nella guerra dei mondi.

Non era che un apprendista fisico presso l'Istituto Kaiser Wilhelm, di quelli anonimi, per cui il direttore Albert Vögler seguitava a sbagliare continuamente il cognome. Una volta era Heiz, la domenica diveniva Holtz e nei giorni di pioggia Hild. Uomo di poco conto, un lavoro di mero supporto e scartoffie varie. Come poteva dunque ritrovarsi in quella vecchia casa, al centro di Berlino e con il proprio Schwanz stretto dalla mano di una meravigliosa dea? Non che la situazione fosse poi così spiacevole, è solo che la scientifica mente di Peter Heinz cercava logica nell'illogica nottata.


Il sangue non voleva saperne di fluire al cervello, la mano stringeva forte senza spingersi al dolore, lo teneva quasi prigioniero, nel limbo del piacere prima, del controllo dei sensi poi. Tutto era iniziato quel maledetto sabato, l'unica volta in cui si era lasciato convincere a bere qualcosa dopo il noioso lavoro al KWG di Chimica. Gli sguardi al tavolo vicino, troppe birre a cui non era abituato ed ora si ritrovava con questo essere così bello, esotico, che lo teneva letteralmente per gli attributi!


La donna già seminuda, lo distese delicatamente sul disfatto letto, non poteva opporsi e notando la lunghezza eccessiva delle unghie decise che l'arrendevolezza era il modus operandi migliore per non incorrere in spiacevoli inconvenienze fisiche. L'eccitazione incontrollata si fece evidente, riempendo l'esile mano maliziosa. Peter vide saltare il primo bottone, ora il secondo, gli stava lentamente sbottonando il camice bianco da laboratorio. I piccoli bottoni bianchi si aprivano, portando veloci alla ridicola camicia a quadri, altri bottoni di poco conto fino al punto di sentirle quelle mani. Si estendevano su tutto il suo petto, quasi tendenti al graffio, navigarono veloci e presero la volta della cintura. Con violenza aperta, i pantaloni abbassati, il senso di nudità era ora esposto nella sua completezza.


L'uomo volle combattere l'imbarazzo, accennando un tentativo timido di rivalsa, stringendo le braccia, sollevandosi appena nell'intendo di baciare quel collo esposto. Diede ripetuti baci cercando di fare del suo meglio, succhiando a volte e stringendo le braccia così morbide e vellutate di quel fiore di donna che lo stava circuendo al piacere. Potè sentire i gemiti, alti e profondi della donna, s'insinuarono forti nell'orgoglio maschile. Appagato si fece forza, strinse il corpo di colei che già venerava, carezzandone gli angoli esposti dalle nudità che i pochi vestiti lasciavano intravedere. Il seno, lo toccò con mite forza, fissando e cercando lo sguardo di approvazione come fosse un cane o uno scolaretto timido. Era un pò l'uno e un pò l'altro, succube di tanta bellezza e inesperto al punto di dover ricercare approvazione.


Accarezzò nuovamente il seno, mirando docile la bellezza indefinita della donna, forse francese o magari Russa. Peter non era lucido al punto di effettuare ragionamento alcuno. Lasciandosi andare si era ritrovato nuovamente disteso ma ora definitivamente conquistato. La donna gemendo accarezzava lo Schwanz di Peter con il proprio dolce sesso. Lei indossava ancora l'intimo, questa cosa non fece alcuna differenza e gettò il piccolo assistente in preda al godimento più incontrollato. Lo stava domando, cavalcando e facendo disperare, il contatto era piacevolissimo ma a quel punto avrebbe voluto di più. Si sentiva felice, eccitato e derubato del proprio arbitrio. Abbandonarsi ai capricci della bella straniera appariva come l'unica scelta.


Il membro dell'uomo era eretto e pronto, desideroso del piacere, ardente di passione sembrava esplodere ad ogni vigorosa frizione. Chiuse gli occhi sentendosi leggero, riaprendoli vide la straniera discendere dalla monta erotica, farsi piccola vicino a lui, baciarlo dolcemente e indicargli il silenzio con il dito indice. Era vinto, ebbe giusto il tempo di abbozzare un cenno affermativo con la testa, per poi sentire di essere lentamente masturbato. L'altra mano della sua dea notturna si lasciò cadere salda sulla sua bocca, riducendolo al silenzio il quei momenti di caldo piacere. Chiuse gli occhi Peter mentre sentiva l'orgasmo avvicinarsi con piccole stimolazioni lente ma profonde, dolcemente soffocato nei gemiti, volle lasciarsi trasportare nella perdizione del momento. Quanti secondi? minuti? percepiva e desiderava solo di esplodere, ritrovare lucidità a fronte dell'avvenuto piacere ultimo. Sentendosi fra il paradiso e l'inferno venne, copiosamente, passivo e indifeso in un istante di infinito piacere. Il più bello della sua vita. Aprendo gli occhi volle guardarla, ma ciò che vide fu solo una piccola lama in SCRIMSHAW fredda penetrargli la gola. Forse, nascosta fra i capelli? La donna rimettendosi a cavalcioni premette ancor più forte nella bocca umida fra saliva e sangue. Non ebbe di che dibattersi, in poco tempo perse conoscenza e barlume di vita.


La donna disse qualcosa in Russo, tre uomini seguitarono ad entrare da una seminascosta stanza adiacente. Frugarono fra le cose dell'uomo, ne presero i documenti e le chiavi all'interno della borsa. Erano spie russe, la prima fase dell'operazione "Borodino" era compiuta. La seconda sarebbe stata impossessarsi delle tre tonnellate di ossido di Uranio conservate all'Istituto Kaiser Wilhelm. Il povero assistente Peter Heinz era morto per qualche chiave di relativa importanza. La donna fece il saluto militare ai tre uomini, ancora seminuda si precipitò fuori della casa, sotto i portici e le stelle passeggiava, felice di aver compiuto il suo dovere. Un nazista in meno pensò, facendo poi fra le labbra un gesto di tetro e soddisfatto piacere sessuale..

Passeggiando sotto i portici..
by @knfitaly