Sinceramente bugiardi
Una serie di equivoci e tragicomiche, assolutamente British, ora freddure ora intrecci di parole (peccato che in italiano le rime…), poi paradossi o raffinati sottintesi.
È la commedia di Alan Ayckbourn, commediografo inglese, classe ’39, Londinese doc e autore di commedie brillanti fra cui “Family Circles”, “Sinceramente Bugiardi”, in programma per il Teatro Brancati stagione 2017-2018.
Insignito del titolo di Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico e autore di altri successi quali "Camere da letto" (Bedroom Farce) e "Confusioni" (Confusions), l’autore raggiunge il successo tra gli anni ‘60 e ’70, per cui viene tradotto e rappresentato nei palcoscenici di mezzo mondo.
La scrittura è lieve e raffinata, fatta di battute pungenti tipicamente inglesi, da tea delle cinque per intenderci.
Racconta le tipicità della media borghesia inglese, con quell’apparenza sofisticata, gente dalla classe innata, che si barcamena tra la tradizione monarchica reale e la frenesia del mondo moderno.
I temi sono quelli classici dell’amore e della gelosia, ma anche dell’intrigo e del tradimento. Due generazioni a confronto, due modi differenti di vivere, quello della città, Londra, e quello della campagna, luogo di residenza dei personaggi più anziani.
Una serie di misunderstanding, di frasi a metà, di accondiscendenza alle reazioni dell’altro, finché tutto non viene percepito dalla moglie del fedigrafo, che invaghitosi della giovane collaboratrice non molla la presa cercando di riconquistarla e mantenere in piedi un rapporto quasi paterno. Ed è li il punto d’incontro delle due coppie. La villa dove i coniugi più anziani trascorrono stancamente i loro giorni e dove la giovane segretaria si reca adducendo al fidanzato la scusa di una visita ai genitori; e dove il fidanzato dichiaratosi promesso sposo, si è manifestato poco prima di uscire di casa, si reca all’insaputa della sua lei per fare una sorpresa a tutti e annunciare il matrimonio e chiedere, come ai vecchi tempi, la mano della giovane.
In una confusione generale, tra mamme e papà che non capiscono perché sono così chiamati, tra battute e risate, tra racconti veri e storie inventate sull’infanzia, vengono fuori alcune delle miserie umane e piccolezze d’animo- L’elemento che scatena tutte le gelosie dei personaggi maschili sono le ciabatte trovate nell’appartamento londinese della coppia di giovani fidanzati che conserveranno il mistero del “… ma di chi sono” fin’anche nella villa fuori Londra, lasciando non pochi dubbi sulla proprietà delle stesse…, anche al vecchio e un po’ rincitrullito Philip l’amante diventato nel secondo atto… papà.
Quattro splendidi attori Sheila, la mamma a sua insaputa Alessandra Cacialli che alla fine capisce tutto e sistema con classe e dignità lo smascherato “ love affair” , Ginny la giovane donna con storie d’amore al seguito, ancora non tutte esaurite, Debora Bernardi sempre tonica pungente, Philip l’amante poi divenuto papà Sebastiano Tringali, il grande vecchio ancora forse un po’ bambino che va dietro le giovani gonnelle, e Greg il giovane fidanzato di Ginny coi suoi dubbi sulla fedeltà della sua futura sposa.
Tutti bravissimi, puntuali nelle battute, con un pauso particolare alle Cacialli veramente “real(e) British”.
Per la regia di Vittorio Rosa, le scene di Susanna Messina, le luci di Sergio Noè e i costumi delle Sorelle Rinaldi.
Bello ed efficace il cambio di alcune scene ad opera di due operatori in frac e tuba, con simpatiche giravolte di pareti e scene ad incastro.
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