Quando ero un ragazzino
Quando ero un ragazzino, non avevo nessuna preoccupazione. Ogni giorno mi svegliavo, facevo una doccia, facevo colazione, mi vestivo ed andavo a scuola e poi ritornavo a casa. Va bene, avevo solo due preoccupazioni: fare i compiti e guardare i cartoni animati. Se non riuscivo a fare i compiti, chiedevo aiuto ai miei fratelli, ma se non potevo guardare i cartoni animati: che sventura!
Quando ero un ragazzino, avevo una curiosità insaziabile. Chiedevo sempre agli adulti cose come: perché il cielo è azzurro? oppure, perché gli animali non parlano come noi? E loro trovavano sempre un modo per rispondere alle mie domande.
Quando ero un ragazzino, la mia unica responsabilità era andare al negozio quando mancava qualcosa oppure quando mio padre aveva bisogno di uno strumento che non aveva, mi diceva: vá a casa del vicino e chiedigli se può prestarmi una pinza! Ed io andavo correndo come se il mondo dipenderà da quello.
Quando ero un ragazzino, giocavo con i ragazzi del quartiere. Tuti eravamo vivaci, ma c’era sempre un ragazzino più vivace ed impavido. Lui sapeva tutto e quando non sapeva, inventava. Gli altre ragazzi gli chiedevamo sempre di raccontare una barzelletta oppure di fare una piroetta, e quando lo faceva, lo guardavamo con ammirazione mentre pensavamo: che grande che è!
Quando ero un ragazzino, avevo sempre la sicurezza dei miei. Loro erano come un castello invalicabile che mi proteggeva dalle mie paure. Se non potevo dormire per paura del buio, loro rimanevano con me fino a quando non mi addormentavo. Quando non sapevo fare qualcosa loro erano sempre lì a spiegarmi pazientemente come fare.