Terzo giorno: Pancia.
Sveglia presto, piedino non ammette ozio. Subito il cambio delle cose da cambiare, lavaggio, bidet e tutina da giorno con cui potersi ruzzolare per terra. poi colazione per noi. te, caffè, pandoro al cioccolato. Poi, Puoi stare dieci minuti con lei che vado a fumare e poi in bagno?
Certo.
rimango lì, sospeso in un periodo di cui non ricordavo l'esistenza. il cavallo tra un non so cosa ed un altro non so cosa.
chiedo rassicurazioni al pandoro mentre vedo passare i secondi, i minuti.
resisto.
resistere, resistere, resistere confido alla glassa di cioccolato nera e bella.
mi conforta.
mi accoglie. si scioglie. si lascia mordere con rassegnazione, languida.
non mi rende felice, però. la glassa lo sa ed io non faccio nulla per nasconderlo, per evitarle dispiacere.
mi sento spietato. sono giustificato, mi dico. spero il pandoro si ricordi di quello che sto vivendo. e sia indulgente con me.
continuo a sentirmi incongruo, surreale
mentre la pancia è desolatamente vuota.
e ricorda. e ricorda. e ricorda.
il pandoro è ormai in un angolo della tavola. non mi importa più nemmeno del suo singhiozzare, oramai sono avvolto da una coperta di cinismo. mi devo proteggere. lo faccio per sopravvivere.
la moglie torna dal suo giro nel vizio e nella dissolutezza, negli anfratti del peccato e nel girone dei peccatori.
mi asciugo una lacrima che scivola sullo zigomo sinistro.
ta-ta-ta mi dice piedino.
ta-ta-ta le rispondo convinto.
e continuo per la mia strada.